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Tank e coprifuoco Boston a caccia del baby attentatore

Scontro a fuoco nella notte, ucciso uno dei due fratelli ceceni ricercati e un poliziotto. La città sotto assedio: "State in casa"

Tank e coprifuoco Boston a caccia del baby attentatore

Le ore passano e il sorriso di Juliette Kayemme affonda nelle rughe. L'analista della Cnn è in diretta dalla mezzanotte di giovedì. Ora il sole sta per tramontare di nuovo e lei è sempre lì. Non è più cronaca. È un episodio di 24 girato in diretta. Manca Jack Bauer, ma c'è una Boston bloccata dalla polizia, congelata dal terrore. Una metropoli trasformata in surreale prima linea urbana dove poliziotti in mimetica e blindati in assetto da guerra sfilano tra passanti terrorizzati. A innescare la versione reale della famosa serie tv è l'immagine, diffusa giovedì sera, dei fratelli d'origine cecena Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev. Ora Tamerlan è un cadavere, Dzhokhar un diavolo imprendibile e terrificante rintanato in qualche buco della città assediata.

Giovedì sera quando i loro volti compaiono nei telegiornali nessuno ne conosce il nome. Nell'immagine ripresa lunedì, poco prima che la maratona diventasse carneficina, Tamerlan, 26 anni, e Dzhokhar, 19, s'aggirano tra le transenne del traguardo con i cappellini calati sugli occhi e gli zainetti sulla schiena. Quella foto scatena la grande caccia. Fino ad allora i due fratelli s'illudono forse di avercela fatta, di essersi trasformati da sconosciuti emigrati in terroristi imprendibili. Quell'immagine accende la disperazione. Raccolgono armi e bombe nascoste da qualche parte, abbandonano l'abitazione nel quartiere di Cambridge sul lato settentrionale del fiume Charles, e alle 22 e 20 cercano di arraffare denaro e viveri in uno dei pochi negozi ancora aperti, della zona. Poi si dirigono verso il Mit. Forse vogliono far irruzione nell'università, ma un agente di sorveglianza li blocca. A mezzanotte la guardia, Sean Collier di 26 anni, è a terra agonizzante. Tamerlan e Dzhokhar sono di nuovo in strada: fermano un Suv Mercedes, puntano le armi alla testa del conducente e si fanno portare verso il quartiere di Watertown, otto chilometri più ad est. Mollano il proprietario ad una pompa di benzina e cercano di far perdere le tracce. Ma il navigatore del Suv è già stato agganciato dall'Fbi. Subito dopo Watertown si risveglia in un film di guerra. Il Suv sfila come una biglia impazzita tra il fragore degli spari, il bagliore delle esplosioni e dei lampeggianti della polizia. Tamerlan e Dzhokhar si lasciano dietro una scia di ordigni artigianali, sparano all'impazzata sugli agenti. All'improvviso il Suv si blocca. Le armi sparano, poi tacciono. Ma non è una resa. È l'inizio di un nuovo mistero. Tamerlan è rimasto ucciso nella sparatoria, Dzhokhar gli passa sopra con il Suv, abbatte un muro, scompare nell'oscurità. All'ospedale, a Tamerlan trovano addosso un giubbotto esplosivo e un congegno per innescarlo.

Intanto Boston si risveglia prigioniera di quel fantasma in fuga. Non funziona il metrò, non vanno i taxi, non si muovono i mezzi pubblici. Telefoni e radio televisioni e altoparlanti intimano di non mettere il naso fuori di casa. Minuto dopo minuto la città paralizzata scopre la sceneggiatura del film in cui sta vivendo. Apprende i nomi di Tamerlan e Dzhokhar venuti dalle frontiere della Cecenia, cresciuti tra le proprie strade, trasformatisi, dice il segretario di stato John Kerry, in diavoli spietati. Cosa li ha cambiati? «Vivo qui, ma non ho un amico» lascia scritto su Facebook Tamerlan. Chi lo conosce lo ricorda come un piccolo campione di lotta. Un ex insegnante di Dzhokhar descrive la bestia in fuga come un ragazzo adorabile. Dov'è il segreto? Forse nella traccia elettronica che porta alle decine di filmati e immagini islamiste postate su Youtube da Tamerlan. Ma lo zio Ruslan si presenta davanti alle telecamere, nega tutto. «Siamo musulmani, ma quei due ragazzi – urla - sono la nostra vergogna.

Non sono dei terroristi, sono solo dei falliti».

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