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Gaza, pioggia di missili su Israele. Ban Ki Moon: "Stop violenze"

Tensioni a Gaza: in mattinata altri quattro missili sono stati lanciati verso obiettivi civili. Al momento nessun ferito

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Non accenna a fermarsi l'escalation di violenza che da quasi tre giorni interessa sulla Striscia di Gaza. Secondo alcune fonti, dopo le decine di razzi lanciati ieri dal movimento della Jihad islamica e da Hamas sul Sud dello Stato ebraico in risposta all'uccisione di tre suoi elementi in un raid israeliano avvenuto due giorni fa, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha minacciato ieri di dare "una riposta forte" ai gruppi terroristici che stanno disseminando terrore. "Se non ci sarà quiete nel Sud, ci sarà presto molto rumore anche a Gaza, per usare un eufemismo", ha dichiarato.

"Proseguiremo a colpire chi ci aggredisce e la nostra risposta sarà molto dura", ha dichiarato il premier. Ieri sera, gli aerei da combattimento israeliani hanno bombardato "29 siti terroristici nella Striscia di Gaza", in risposta al lancio di razzi eseguito da militanti contro il sud dello Stato ebraico, che fortunatamente non ha provocato danni ingenti. Il governo ha fatto sapere che tutti i siti colpiti dai razzi facevano da base alla Jihad Islamica e al gruppo di Hamas. Dei circa 70 razzi lanciati su Israele invece, tre sono stati abbattuti dal sistema di difesa "Iron Dome", due sono caduti vicino a una pompa di benzina e ad una biblioteca - senza però causare gravi danni -, mentre la maggior parte degli altri sono piovuti su zone disabitate. Otto di essi sono arrivati a bersaglio.

Stando a Israele, si tratta del maggior numero di razzi sparati contro lo stato ebraico dal 2012, quando Tel Aviv avviò una campagna di otto giorni mirata a fermare questo tipo di attacchi. "Questa rappresaglia è stata precisa e rapida. Abbiamo colpito infrastrutture usate dai terroristi per addestrarsi e per pianificare e implementare i loro odiosi attacchi. Non sarà concesso loro di cospirare nella sicurezza dei loro templi terroristici", ha detto il tenente colonnello israeliano Peter Lerner, portavoce delle forze armate dello Stato ebraico. Israele non piega la testa: non cederà di un passo contro gli estremisti della Jihad, anzi, risponderà con maggiore aggressività qualora gli attacchi non dovessero cessare. E potrebbe non finire lì. Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha difatti affermato che lo Stato ebraico dovrebbe "rioccupare interamente" la Striscia di Gaza, ormai da anni sotto l'influenza dell'organizzazione estremista palestinese di Hamas. Secondo il ministro, questo sarebbe l'unico modo per disperdere definitavamente i gruppi terroristici che occupano il paese, radicati da troppo tempo nel loro fondamentalismo. Scatenando una potenziale guerra che destabilizzerebbe tutto il Medioriente, e non solo.

Nel frattempo, dall'Onu arrivano segnali molto chiari. Il segretario generale Ban Ki-Moon ha duramente condannato l'attacco, spingendo per un'immediata cessazione degli attacchi da parte del gruppo palestinese, a discapito di possibili condanne da parte dell'organizzazione. "Il segretario generale - dice il portavoce - condanna fermamente gli attacchi di razzi su Israele provenienti da Gaza, assalti rivendicati dalla Jihad islamica".

Dall'altra parte, il presidente palestinese Abu Mazen ha richiesto "la cessazione dell'escalation militare" di cui la Mezzaluna Fertile è teatro in questi giorni, nonostante le aspre critiche mossegli dal mondo occidentale.

"È l’occupazione sionista della nostra terra a giustificare il lancio dei razzi", ha affermato.

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