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Kiev, partita missione Osce. Inviato Onu aggredito in Crimea. Nato: "Aiuteremo l'Ucraina"

Trentacinque osservatori militari sul campo: ci sono anche due italiani. Tymoshenko: "L'Occidente fermi l'aggressione russa"

Poliziotti ucraini difendono il palazzo di Donetsk sgomberato
Poliziotti ucraini difendono il palazzo di Donetsk sgomberato

I toni dello scontro verbale sull'Ucraina tra Mosca e Washington erano pesanti nei giorni scorsi, e tali sono rimasti. Le dichiarazioni ai più alti livelli si susseguono e dopo che ieri, nell'ordine, hanno parlato Vladimir Putin, John Kerry e Barack Obama, oggi si sarebbe aggiunta al coro anche l'ex segretario di Stato Hillary Clinton. Un blog del Washington Post, citando un articolo comparso sul Long Beach Press-Telegram, ha riportato le parole della Clinton, che a un evento privato avrebbe paragonato Putin a Hitler, ricordando che anche il Fuhrer diceva "a tutti i 'tedeschi etnici' che vivevano in Cecoslovacchia, in Romania e in altri luoghi" che "non erano trattati bene" e che la scelta di consegnare passaporti russi agli abitanti della Crimea ricorda da vicino le scelte fatte allora, poco prima dell'inizio dell'invasione tedesca. Non un paragone tra la situazione attuale e quella che precedette lo scoppio di un conflitto mondiale, ma comunque una dura condanna delle azioni intraprese in questi giorni da Mosca in Crimea, dopo la caduta del presidente ucraino Viktor Ianukovich.

Crimea, inviato Onu aggredito

Buona parte della penisola è ormai controllata da forze militari russe - che Putin non ha però ancora ammesso di avere inviato -, ma che guardano da vicino le basi militari ucraine. Problemi si sono registrati nei giorni scorsi anche a Odessa e a Donetsk. Qui il palazzo dell'amministrazione regionale, dove da due giorni sventolava il tricolore bianco-blu-rosso, è stato nuovamente liberato. Il futuro della Crimea è chiaro per il premier ad interim di Kiev, Yatseniuk: deve rimanere ucraina. Non è però altrettanto detto che il suo status rimanga quello attuale. È anzi probabile che un referendum che si terrà a marzo decida per maggiori autonomie alla penisola.

Intanto l'inviato dell'Onu, Robert Serry, fermato per strada da uomini armati e con il volto coperto, è stato costretto a lasciare la penisola. L'integrità territoriale dell'Ucraina è tutelata dal Memorandum di Budapest, un documento diplomatico firmato nel 1994 da Russia, Ucraina, Gran Bretagna e Stati Uniti. Un incontro tenutosi questa mattina a Parigi non è riuscito nell'intento di riunire intorno a uno stesso tavolo i rappresentanti dei quattro Paesi.

Aiuti per Kiev e sanzioni

L'Unione Europea ha annunciato aiuti finanziari per 11 miliardi di euro, per "stabilizzare la situazione finanziaria ed economica dell'Ucraina". Ne arriveranno anche dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e da Washington, che ha promesso un prestito da 15 miliardi di dollari, pari al credito aperto a dicembre da un accordo Kiev-Mosca, congelato dopo la cacciata di Ianukovich.

I ministri degli Esteri dell'Ue hanno anche approvato una lista di 18 persone i cui beni saranno bloccati, che sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale di domani, dando il via a sanzioni che dureranno per dodici mesi. L'Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (Osce) ha inviato una missioni di 35 osservatori militari, in Ucraina fino al 12 marzo. Di essa fanno parte rappresentanti di 19 Paesi, con Italia, Usa, Canada, Rep.Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Svezia, Turchia e Ungheria. Sono già partite le contestazioni nei confronti degli osservatori, all'esterno dell'albergo Ucraina dove alloggeranno.

Lavrov e Kerry d'accordo

Russia e Usa sono d’accordo a impegnarsi per "rimettere in opera gli accordi conclusi il 21 febbraio" fra l’allora presidente ucraino Viktor Ianukovich e le opposizioni con la mediazione Ue. Accordi che prevedevano un governo di unità nazionale ed elezioni dopo l’estate. Lo ha detto Serghiei Lavrov dopo un incontro con John Kerry. "Ci siamo trovati d’accordo sul fatto che è necessario aiutare gli Ucraini a rimettere in opera gli accordi (sottoscritti a Kiev) il 21 febbraio", ha sottolineato il ministro degli
Esteri russo, citato dalla tv Russia 24 da Parigi, dove è avvenuto il colloquio col segretario di Stato Usa. Quegli accordi erano stati poi di fatto cancellati dalla spallata con cui la piazza aveva costretto Yanukovich a lasciare, con la formazione di un governo formato da soli ex oppositori e con la convocazione del voto per maggio.

Nato: più cooperazione con Kiev

Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha reso noto che l'Alleanza atlantica "ha deciso di rivedere tutta la cooperazione Nato-Russia" e di sospendere la missione congiunta per la distruzione delle armi chimiche siriane. Allo stesso tempo la Nato "rafforzerà la propria partnership con l'Ucraina e la cooperazione a sostegno delle riforme democratiche". Il segretario generale della Nato ha sottolineato come la situazione in Ucraina "presenti serie implicazioni per la sicurezza e la stabilità" della regione e come la Russia "continui a violare" la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Per questo motivo, l'Alleanza ha deciso di sospendere la sua prima missione congiunta con la Russia, la scorta alla nave americana Cape Ray, incaricata di distruggere le armi chimiche siriane. Tuttavia, la sospensione non avrà alcuna ripercussione sullo smantellamento dell'arsenale di Damasco. "Allo stesso tempo, vogliamo lasciare la porta aperta al dialogo", mantenendo le riunioni del Consiglio Nato-Russia a livello di ambasciatori. Rasmussen riceverà domani il nuovo premier ucraino Arsenyi Yatseniuk, durante la sua visita a Bruxelles.

Tymoshenko: niente compromessi

L'Ucraina non dovrebbe scendere ad alcun compromesso per placare la situazione con la Russia e "l'aggressore dovrebbe andare via senza condizioni". Così la ex premier dell'Ucraina, Yulia Tymoshenko, in un'intervista rilasciata ad Associated Press due settimane dopo la sua scarcerazione. Eventuali negoziati sul futuro dell'Ucraina dovrebbero essere condotti direttamente con Stati Uniti, Regno Unito e Russia, che nel 1994 hanno firmato il memorandum a garanzia della stessa Ucraina. La Tymoshenko ha aggiunto che a suo parere Kiev non dovrebbe scendere a nessun compromesso per placare la situazione in Russia e che "l'aggressore dovrebbe andare via senza condizioni". La ex premier ha inoltre invitato i Paesi occidentali a intensificare le pressioni sulla Russia per costringerla a ritirare le truppe dalla Crimea.

L'Occidente deve fare "qualunque cosa per fermare l'aggressore, punto e basta".

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