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Usa, nel secondo dibattito Obama, molto più aggressivo, vince ai punti su Romney

Dopo 90 minuti di "battaglia" Obama porta a casa il risultato e pareggia il conto con Romney, in attesa del terzo faccia a faccia

Usa, nel secondo dibattito Obama, molto più aggressivo, vince ai punti su Romney

Una persona completamente diversa. Se nel primo dibattito Obama era apparso mite, dimesso e per certi versi irriconoscibile, con la testa bassa e mai in grado di affondare i colpi, nel secondo round con Romney si è trasformato: molto più sicuro di sé, aggressivo e in grado di tenere testa al suo sfidante, andandogli più di una volta davanti, in piedi, con il dito alzato e la voce ferma, per attaccarlo o replicare alle accuse.

E alla fine, dopo 90 minuti molto intensi, si è ricordato (i membri del suo staff glielo avranno chiesto mille volte) di affondare il colpo: "Quando Romney dice che il 47% degli americani è vittima a chi si riferisce? Il 47% sono i veterani, gli studenti e la classe media". Obama, dunque, decide di capitalizzare la famosa gaffe del repubblicano (mostrata nel video rubato) sul 47% degli americani che vivono di sussidi e mai voteranno per lui. Romney molto prima aveva anticipato l'attacco: "Mi disegnano diversamente da quello che sono: a me sta a cuore il 100% degli americani. Dalla mia religione ho ereditato l'amore per gli ultimi, i bambini".

Dunque il secondo dei tre dibattiti in programma è stato vinto da Obama? Per la Cnn sì: in un sondaggio a caldo il presidente ha ottenuto il 46% delle preferenze contro il 39% del repubblicano. E per il 73% degli intervistati Obama ha fatto meglio del previsto. Secondo un istant poll diffuso dalla Cbs News Obama vince per il 37%, mentre il 30% pensa abbia vinto Romney. Per il 30%, invece, è stato un pareggio. La Cnbc assegna a Obama la vittoria con il 56%, mentre Romney si è fermato al 39% (parità per il 5% degli interpellati). Persino la Fox News, vicina ai repubblicani, ammette che Obama è tornato in campo ("Stavolta, il presidente è tornato", afferma Joe Trippi). Solo nei prossimi giorni, però, si scoprirà l'effetto che il dibattito avrà avuto, specie negli stati in bilico, quelli che contano davvero per la vittoria finale.

A differenza del primo dibattito quello di ieri sera, alla Hofstra University di Hempstead (New York), si è svolto con la modalità del "town meeting": a fare le domande era il pubblico, ottanta persone selezionate tra gli elettori indecisi dall'agenzia di sondaggi Gallup. A moderare Candy Crowley (Cnn). A lei il compito non solo di smistare le domande e dare i tempi ma anche quello, delicatissimo, di rintuzzare i candidati.

Dopo una prima domanda filata via liscia il duello si accende sui costi della benzina e le politiche energetiche. E' Romney ad accendere la miccia andando in piedi, davanti a Obama - seduto sullo sgabello - per fargli delle domande e cercare di metterlo in difficoltà sulle licenze di trivellazione. Romney accusa il presidente di aver ridotto radicalmente questi permessi negli ultimi 4 anni. Obama si alza e risponde: "Non è vero". Interrompe Romney e spiega il senso della sua politica energetica: non puntare solo sulle trivellazioni ma anche sulle energie rinnovabili. E ricorda come il carbone, di cui i repubbblicani chiedono un rilancio, sia dannoso per la salute. Romney contrattacca ricordando come il prezzo della benzina in quattro anni è volato oltre la soglia psicologica dei 4 dollari al gallone (3,79 litri). A dimostrazione che le politiche di Obama - afferma - hanno fallito.

Si prosegue con un tema decisamente spinoso: le tasse. "Il governatore Romney - attacca Obama - dice di avere un programma di cinque punti. Ma non é vero. Il suo programma ha un solo punto: assicurare che i più ricchi possano giocare con regole diverse dagli altri". Il repubblicano replica dicendo che vuole ridurre le aliquote, semplificare il sistema e far pagare meno tasse alla classe media. "Con me non cambia nulla per il ceto medio, anzi pagerà meno tasse". Poi insiste: "In questi ultimi 4 anni - ha detto Romney citando una frase infelice di Joe Biden - la middle class è stata sepolta dall'aumento della benzina, del cibo, delle spese per l'assicurazione. Con me ognuno può scegliere a quali deduzioni accedere, ma non si pagheranno più tasse sui capital gain, sui mutui, sui prodotti finanziari. Sarà tutto più semplice". Obama martella su questo punto, non vuol perdere di mira la classe media. E promette: fino a 250mila dollari di reddito nessun cambiamento. E così siamo al 98% degli americani. Il fatto - accusa - è che Romney vuole agevolare anche quel 2% di americani che è molto ricco, proprio come fece Bush. Romney nega. E Obama rintuzza: "Come fa ad abbassare le tasse, concedere sgravi fiscali e non aumentare il deficit dello Stato?".

Scintille sulla grave crisi che ha colpito la capitale dell'auto, Detroit. Apre le danze Obama, riferendosi a un famoso editoriale firmato dal suo sfidante: "Quando il governatore Romney voleva la bancarotta di Detroit, io ho scommesso sui lavoratori americani, sull'industria dell'auto americana e sulla sua ripresa". Per molti il "salvataggio" di Detroit è uno dei risultati migliori ottenuti dall'amministrazione Obama, con General Motors tornata a essere la prima casa automobilistica al mondo e Chrysler tornata all'utile e in crescita. Romney ascolta Obama e, quando questi ha finito, replica punto su punto: "Voglio che comprendiate bene cosa ha detto il presidente: ha detto che volevo la bancarotta di Detroit. E' vero. Il mio piano era una bancarotta stile 7-Eleven (catena di piccoli supermercati, ndr) dalla quale emergere più forti. Il presidente continua a ripetere che io volevo la bancarotta. Beh è il presidente che ha fatto fare bancarotta a Detroit: ha spinto General Motors in bancarotta, ha spinto Chrysler in bancarotta. Ritengo che si sia trattato di un processo necessario per far rialzare le case automobilistiche. Ed è esattamente quello che io raccomandavo". Il presidente controreplica: "Quello che dice Romney non è vero: voleva spingerle in bancarotta senza concedere loro la possibilità di restare aperte. Avremmo perso milioni di posti di lavoro".

C'è stato un punto in cui Romney è apparso in difficoltà (guarda il video). E' quando ai due candidati viene chiesto un commento sui gravi fatti dell'11 settembre scorso a Bengasi (Libia), che hanno causato la morte di quattro americani, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens. Obama si assume ogni responsabilità: "Hillary Clinton (che si era presa la colpa, ndr) ha fatto un ottimo lavoro ma lei lavora per me, sono io responsabile". Romney prova ad assestare un colpo. All'inizio ha gioco facile, rimproverando a Obama di essere andato a un incontro elettorale a Las Vegas dopo la morte di Stevens. Poi, però, lo scivolone:"Vedo che solo ora Barack Obama ha ammesso che si trattava di un atto di terrore... cosa che ha invece detto dopo due settimane dai fatti, e non il giorno dopo parlando al giardino delle Rose". Il presidente, scuro in volto, replica sicuro: "Basta leggere i verbali per sapere cosa ho detto da subito". E con uno strappo alla regola Cindy Crowley, la moderatrice, dà ragione a Obama: "In realtà lo disse". A quel punto il presidente, rivolgendosi alla giornalista, chiede: "Può ripeterlo a voce più forte per favore?". Non contento Obama mette il dito nella piaga: "Il solo pensiero che qualcuno del mio team non abbia detto tutto, abbia mentito, o abbia utilizzato la tragedia di Bengasi per fini politici è offensivo. Non sono critiche degne di un governatore o di un Comandante in Capo". E l'accusa mossa a Romney è pesante: ha voluto strumentalizzare politicamente una questione attinente alla sicurezza nazionale, mentre il governo stava gestendo una situazione molto delicata e sul campo c'erano i cadaveri di quattro persone. Romney prova a reagire ricordando che l'ambasciatrice all'Onu, Susan Rice, parlò di manifestazione spontanea (non di atto terroristico) ma la frittata ormai è fatta. Siamo andati a controllare la trascrizione del discorso del Rose Garden (potete leggerlo qui): la Crowley ha avallato la versione di Obama ma il presidente si era limitato a dire che gli Stati Uniti non si sarebbero fatti intimidire da trame terroristiche. La pista del terrorismo, tuttavia, non era stata indicata in modo esplicito dal presidente. Anche se nel suo discorso non faceva riferimento diretto nemmeno al film (contestato) su Maometto.

Un altro tema molto caldo, tra i tanti toccati nel dibattito, è quello sugli immigrati. "Dobbiamo riformare l'immigrazione", ha detto Obama, provando a tracciare la netta differenza che lo separa da Romney: "Dice di voler proteggere gli immigrati ma ha detto che avrebbe messo il veto sul Dream Act e che appoggiava la legge sulla deportazione dell'Arizona" ricorda Obama, riferendosi a quanto più volte detto da Romney durante le primarie repubblicane. L'ex governatore del Massachusetts replica così: "Obama aveva promesso che avrebbe fatto la riforma migratoria entro il primo anno di governo. E invece anche quella è stata una promessa non mantenuta". E' una ferita aperta per il presidente, che su questo punto viene accusato da molti "latinos" che in passato lo avevano sostenuto.

Capitolo armi. "In America - dice Obama - c'é una lunga tradizione di caccia e di protezione ma dobbiamo assicurarci che le armi non finiscano nelle armi di criminali. Sono a favore di una strategia di ampio respiro" per far sì che le armi d'assalto, quelle potenti in grado di uccidere molte persone (cita espressamente i kalashnikov) non finiscano nelle mani sbagliate. Romney a sua volta sottolinea che "dobbiamo fare più sforzi per far rispettare la legge (controlli sul porto d'arma e sulle armi automatiche, ndr) e dobbiamo lavorare per contrastare la mentalità violenta. La scuola è senz'altro una soluzione per educare i nostri giovani lontano dalla violenza". Frase po' fumosa e generica. A quel punto Obama lo bacchetta: "Non vuole mettersi contro la potente Nra (National Rifle Association)". Romney abbozza ma non può negare quello che è un dato di fatto: la potente associazione appoggia il ticket repubblicano. Non è una novità e tutto è alla luce del sole. Ma anche Obama deve stare attento. Il Secondo emendamento negli Stati Uniti è sacro. Anche se forse vorrebbe farlo nemmeno lui può permettersi il lusso di toccarlo. E non lo farà.

- VIDEO Guarda il dibattito fra Obama e Romney

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