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Usa, Rubio parla già da vice: "Non escludo attacco all'Iran" E Medvedev "tifa" Obama

Il senatore di origini cubane affronta uno dei temi più delicati per la politica estera americana. Per molti si candida alla poltrona di vice Romney. Oppure pensa già al 2016? ELEZIONI USA

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Il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, 41 anni, da molti è visto come il possibile candidato vice di Mitt Romney. Piace, è giovane, teleigienico e, cosa che non guasta, ha origini cubane (quindi può attirare molti voti "latinos"). Inoltre è amato dalla destra che strizza l'occhio ai Tea Party che, pur non essendo riusciti a piazzare un loro uomo (uno dopo l'altra le candidature di Cain, Bachmann, Perry e Gingrich si sono tutti volatilizzate), mantengono una certa importanza in vista del voto del prossimo 6 novembre.

Ora Rubio passa allo scoperto e ingrana la quarta, per non farsi trovare impreparato facendosi scavalcare da altri possibili candidati. Lo fa occupandosi di una materia estremaente importante e delicata, la politica estera. E in particolare il "dossier Iran". Parlando alla Brookings Institution, uno dei più antichi e autorevoli think tank di Washington, Rubio dice a chiare lettere che per impedire all’Iran di dotarsi dell’atomica gli Usa saranno costretti ad adottare una "soluzione militare" unilaterale. Una presa di posizione molto energica, che il senatore prova ad ammorbidire dicendo, comunque, di preferire una soluzione diplomatica.

In politica estera Rubio afferma di avere diversi punti di disaccordo con l’amministrazione Obama. Chiede "più leadership" americana nel mondo e dice che il leader russo Putin "può anche fare il duro", ma "sa di essere debole". Tuttavia, ha aggiunto, l’America ha ottenuto "poco dalla Russia in cambio di concessioni sule armi nucleari". Poi affronta il tema più delicato, l’Iran, mostrando decisamente i muscoli. Il nome di Rubio circola con insistenza come possibile candidato alla vicepresidenza, ma in molti pensano che, più che altro, il giovane senatore stia già preparando il terreno per candidarsi presidente nel 2016.

Medvedev tifa per Obama

A sorpresa arriva un endorsement internazionale e personale per Barack Obama. E' quello di Dmitry Medvedev: "Ho una preferenza particolare per uno dei candidati (alle elezioni presidenziali americane, ndr), ma è una questione personale", ha dichiarato il presidente uscente russo nella sua ultima intervista prima di lasciare il Cremlino il prossimo sette maggio. Come i lettori ricorderanno a margine dei lavori nel vertice sulla sicurezza nucleare di Seul, era stato diffuso un curioso "fuori onda" in cui Obama prometteva a Medvedev una maggiore flessibilità sulle concessioni a Mosca per lo scudo anti missile che la Nato intende sviluppare in Europa. E il presidente rispondeva di aver capito e che avrebbe riferito a Putin. Subito negli Usa erano divampate le polemiche, coi repubblicani all'attacco.

Di sicuro anche questo endorsement non passerà inosservato.

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