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Il "verde" per Obama è passato di moda

Gli ecologisti lo attaccano per le nuove trivellazioni nel Golfo del Messico. E intanto lui diserta il summit a Rio

Il "verde" per Obama è passato di moda

New York - Obama si era fatto eleggere nel 2008 come il primo presidente degli am­bientalisti, che avrebbe cambiato il volto degli Usa avviando progetti grandiosi a lun­go termine per la produzione di energia pu­lita e alternativa che dovevano sostituire le inquinanti centrali elettriche a carbone e a petrolio. E allo stesso tempo avviare una massiccia produzione di auto elettriche, la Volt della Gm, che il presidente Obama ave­va salvato dalla bancarotta con un intento preciso: la casa automobilistica di Detroit doveva subito far partire la catena di mon­taggio per la prima vera autovettura ameri­cana alimentata da batterie elettriche.

La Volt è un fallimento totale (800-900 vetture vendute al mese), la catena di mon­tag­gio è chiusa da 6 settimane con i lavorato­ri in cassa integrazione. E non è finita. Oba­ma ha ora voltato le spalle agli ambientali­sti: non solo il presidente non si è presenta­to al summit di Rio +20, ma la sua ammini­st­razione ha deciso di dar inizio a nuove tri­vellazioni per l’estrazione del petrolio nel Golfo del Messico centrale, ricevendo offer­te per 1,7 miliardi di dollari.

Si tratta del primo permesso federale rila­sciato, esattamente due anni dopo il più gra­ve disastro ambientale nella storia degli Usa, quello della marea nera con milioni e milioni di barili di greggio riversato nel Gol­fo del Messico a causa dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon del gigan­te petrolifero Bp. Occorsero più di due mesi per tappare la falla. Ora l’amministrazione Obama ha messo in vendita per le trivella­zioni off-shore quasi 17 milioni di ettari di nuovi tratti del Golfo e ha già ricevuto offer­te dalle multinazionali petrolifere per un milione di ettari per iniziare da subito l’estrazione del greggio. Le maggiori asso­ciazioni di ambientalisti americani, che quattro anni fa hanno fatto campagna elet­torale per Obama e donato decine di milio­ni di dollari al primo presidente «verde»,so­no­scese subito sul piede di guerra per cerca­re di bloccare la vendita di queste aree mari­ne e fermare le trivellazioni presentando un ricorso d’urgenza presso il tribunale fe­derale di Washington. Come si legge nella denuncia degli ambientalisti, queste nuo­ve trivellazioni metteranno in grave perico­lo un ecosistema già gravemente danneg­giato dalla marea nera di due anni fa.

«Il governo sta giocando con il Golfo del Messico piuttosto che investire in forme di energia pulita e sicura che creino posti di lavoro sen­za mettere a rischio l’am­biente », ha dichiarato Jaqueline Savitz, vice presidente per il Nord America di Oceana, uno dei gruppi che ha presentato l’azione legale.Immedia­ta la risposta dell’amministrazione Oba­ma: «C’è stata una rigorosa analisi, questa vendita è una buona notizia per l’econo­mia del Golfo, per i lavoratori e porterà risor­se all’intero mercato », ha affermato il segre­tario all’Interno, Ken Salazar.

E anche dal vertice sull’ambiente di Rio de Janeiro, Gro Harlem Brundtland, ex pri­mo ministro norvegese e ora consulente del segretario generale dell’Onu,a proposi­to del presidente americano si è la­mentato: «Negli Usa le questioni ambientali sono in crisi di con­senso e la campagna eletto­ra­le in corso è un fattore evi­dente nella decisione di Obama di non essere qui a Rio».

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