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Il viaggio di Anna Rita e Rosa madri coraggio in Afghanistan

Sono andate nei luoghi dove i figli sono morti: "Qui anche per le 53 famiglie di caduti. Una fortuna avere ragazzi così". SOSTIENI IL TUO REPORTAGE

Il viaggio di Anna Rita e Rosa madri coraggio in Afghanistan

«Quando mi è apparso l'Afghanistan dall'alto, sbirciando dal finestrino del C 130 militare, ho capito perché mio figlio diceva sempre che voleva vedere qualcosa di colorato, dopo la missione in questo Paese aspro e desertico». È il primo impatto di Anna Rita Lo Mastro, la madre del parà della Folgore David Tobini, con il disgraziato angolo di mondo che le ha portato via il figlio caduto combattendo nel 2011 a Bala Murghab.

Anna Rita e Rosa Papagna, che in Afghanistan ha perso Francesco tre anni fa, sono delle madri coraggio. Le prime che intraprendono questo viaggio del ricordo nella terra da dove i loro ragazzi sono tornati a casa in una bara avvolta dal Tricolore.

«Dovevo venire in Afghanistan per riempirmi i polmoni della stessa aria dell'ultimo respiro di mio figlio. È l'unico posto dove non potevo accompagnarlo», spiega Anna Rita al telefono da Herat. Al funerale del caporal maggiore Tobini si era presentata con il basco amaranto da parà del figlio. Lo stesso basco e la stessa mimetica del suo ragazzo, che ha portato con sé atterrando ieri a Herat.

«Quando sono scesa dall'aereo è stata una specie di liberazione - racconta Rosa, l'altra madre coraggio -. Durante il volo guardavo i giovani militari appisolati a bordo con noi. Mi hanno fatto grande tenerezza. In loro ho rivisto mio figlio e sono scese le lacrime».

A Herat le madri di due dei 53 caduti in Afghanistan sono state accolte con grande calore e rispetto. Anna Rita si è portata dietro un block notes «per scrivere il diario di tutte le emozioni che sto provando». Non è un viaggio funebre, ma nel ricordo di due giovani soldati che hanno fatto il loro dovere, fino in fondo. Tobini aveva 28 anni quando è caduto a Bala Murghab, l'avamposto più a nord passato agli afghani dallo scorso anno. La madre ha ricevuto dal presidente Napolitano la Croce d'onore in memoria del parà ucciso «esponendosi al fuoco nemico per i suoi commilitoni».

Francesco Positano, 29 anni, guastatore alpino del 32° reggimento Genio della brigata Taurinense, è morto in un incidente poco chiaro in ricognizione sulla strada fra Shindand e Herat. Ufficialmente sbalzato dal mezzo, ma il sospetto è che la manovra sbagliata di un blindato lo abbia ucciso accidentalmente.

«Il sogno sarebbe almeno sorvolare in elicottero Bala Murghab, dove è caduto mio figlio. Vorrei vedere quelle montagne di sabbia dove ha versato il suo sangue», dichiara Anna Rita.

Tutte e due le madri sperano di andare a Shindand, l'ultima nostra base a parte Herat, dove il 27 dicembre è caduto l'ennesimo razzo talebano senza provocare vittime. «So che è pericoloso, ma non ho paura. Non porterò tristezza, ma un bel sorriso ai ragazzi abbracciandoli per il nuovo anno», sottolinea Anna Rita. A Shindand ci sono i parà del reggimento Nembo di Pistoia compresi Ivan e Gianluca, che erano con suo figlio David nell'ultima missione. «Mi sono sempre stati vicini. Gli ho mandato un sms dicendo che preparino le bottiglie di spumante - racconta Anna Rita -. Uno di loro ha risposto: “Sei la mamma che tutti vorremmo”».

Rosa ammette che «la sofferenza non ti molla, ma toccare la terra dove mio figlio è stato tante volte provoca un'emozione forte e bella».

Il viaggio nel ricordo del proprio ragazzo caduto in Afghanistan è un'esperienza unica per una madre. Ti può spezzare o rinvigorire. «Ai familiari dei soldati in Afghanistan dico che siamo tutti fortunati ad avere dei figli così coraggiosi», ribadisce Anna Rita al telefono. Il pensiero più forte va ai familiari dei 53 caduti, che non sono potuti venire. «Ho promesso che porterò in Italia, pure per loro, - spiega la mamma con il basco da parà - un pugno di terra afghana, che ha visto il sacrificio dei nostri cari».

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