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Lo «zar» Putin concede un ghetto ai manifestanti

Relegati in un ghetto. Gli oppositori dello zar Putin potranno protestare ma in aree scelte dal presidente. Dopo aver graziato Khodorkovsky e le Pussy Riot, il leader russo ha revocato ieri il divieto di tenere manifestazioni di protesta a Sochi durante i Giochi Olimpici invernali che si terranno a febbraio. Un'apertura, seppure limitata, per cercare di salvare la sua immagine internazionale. Putin ha cambiato idea su pressione del Comitato olimpico internazionale, che chiedeva libertà di manifestare, ma ha messo limiti molto stretti: gli oppositori potranno tenere iniziative pubbliche solo in un'area apposita della città, individuata dalle autorità, e previo accordo con il Comune, la polizia e i servizi segreti Fsb. Le autorità potranno anche limitare il numero dei partecipanti alle manifestazioni. Si tratta di limitazioni abituali nelle città russe, dove gli oppositori vengono sistematicamente spediti a manifestare lontano dal centro e in numero ridotto. Ad agosto tuttavia Putin aveva deciso che neppure questo sarebbe stato possibile a Sochi. Dal 7 gennaio al 21 marzo, nella città sul Mar Nero sarebbe stato impossibile tenere manifestazioni diverse da quelle olimpiche. Motivi di sicurezza, era stato spiegato.

Sochi è a 200 km dalle regioni del Caucaso piagate dal terrorismo islamico.

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