Roma

Estratto il dna dell’assassino dalle unghie della vittima

Prima di cedere alla furia del suo assassino Marcella Rizzello, la donna di 30 anni uccisa con alcuni colpi di arma da taglio mercoledì scorso nella sua abitazione a Civita Castellana, in provincia di Viterbo, si è difesa strenuamente. Lo hanno stabilito i medici legali che hanno eseguito l’autopsia. Sotto le sue unghie sono state trovati frammenti di epidermide e di materiale ematico, dai quali potrà essere estratto il dna del suo carnefice.
È per questa ragione che i carabinieri del Ris di Roma, durante l’esecuzione dell’esame autoptico, hanno prelevato alcuni reperti proprio sotto le unghie della vittima al fine di analizzarne la natura. È questa una delle principali risposte che nelle prossime 24 ore verrà fornita dagli stessi Ris al pubblico ministero Renzo Petroselli, titolare dell’inchiesta. Dai Ris il magistrato attende anche risposte sulla dinamica dell’omicidio, avvenuto nella camera da letto dell’abitazione di via Dei Latini, alla periferia della cittadina, davanti alla figlia della donna, Giada, di 14 mesi, trovata in lacrime accanto al corpo insanguinato della madre.
Un altro elemento ritenuto essenziale per le indagini è la ricostruzione della dinamica del delitto e del percorso compiuto dall’assassino per entrare ed uscire dalla villetta. È stata infatti isolata una grossa quantità di impronte, tra le quali ci sarebbero certamente anche quelle dell’aggressore.
Ieri si sono svolti altri interrogatori nella caserma dei carabinieri di Civita Castellana. Sono stati ascoltati ancora amici, parenti e vicini di casa, anche se finora nessuno di loro avrebbe fornito elementi utili alle indagini. In particolare, gli abitanti della zona non avrebbero visto nessuno avvicinarsi o entrare nella villetta dove abitava la donna nell’arco di tempo in cui, secondo il medico legale, è avvenuto il delitto, cioè tra le 12 e le 13.30 di mercoledì scorso. Ma ci sarebbe anche un’altra ragione per la quale molti conoscenti e amici della vittima sono stati convocati in caserma: prima di essere uccisa, la donna ha avuto una violenta colluttazione con il suo assassino, durante la quale il killer potrebbe essersi provocato graffi o escoriazioni. E gli inquirenti vogliono accertare se tra le persone che frequentavano la vittima ci sia qualcuno con qualche segno eventualmente lasciato durante il tentativo di difendersi.
Gli investigatori sperano che l’esito degli accertamenti scientifici fornisca elementi utili ad un’indagine che, finora, si è dimostrata tutta in salita. Da quando è stata accantonata la pista seguita nelle primissime ore dopo il delitto, e cioè quella che portava al compagno di Marcella Rizzello, l’inchiesta ha subito una battuta d’arresto. Francesco Vincenzi, 36 anni, che gestisce un bar nel centro della cittadina, abitava con la vittima ed è stato lui a scoprire il cadavere. Il magistrato lo ha sottoposto ad un lungo interrogatorio, dal quale sembravano emerse alcune incongruenze. Ma poi l’uomo, che è figlio e fratello di carabinieri, ha fornito un alibi che ha trovato riscontri: all’ora del delitto si trovava a Viterbo a fare acquisti ed è stato ripreso dalle telecamere di un centro commerciale nell’arco di tempo in cui è avvenuto l’omicidio. I sospetti si erano concentrati su di lui anche perché il cane lupo della coppia, solitamente molto aggressivo con gli estranei, la mattina del delitto non ha abbaiato, nonostante fosse libero in giardino. Come se in casa non fosse entrato nessuno. Ciò può voler dire due cose: o l’animale conosceva il killer oppure è stato narcotizzato. Per accertarlo gli investigatori lo hanno sottoposto agli esami del sangue.
Il pm sta scavando anche nel passato della donna e del suo compagno alla ricerca di indizi significativi che possano fornire perlomeno un movente, come una lite o un vecchio rancore che potrebbe aver mosso la mano dell’assassino.

Ancora non è stata trovata nesspure l’arma del delitto.

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