Export in crescita, giù il mercato interno Ma si può risalire

GenovaInternazionalizzazione. Passa dall’export la strada intrapresa dalla nautica italiana per uscire dalla crisi e tornare a crescere. Lo conferma il tradizionale rapporto «La nautica in cifre» realizzato da Ucina in collaborazione con l'Università di Genova e presentato nel primo weekend del Salone.
A fronte di un calo sul fatturato globale del 20,9% tra il 2009 e il 2010, si è infatti registrata una significativa inversione di tendenza tra quote destinate al mercato nazionale e produzione per l’estero, che oggi rappresenta il 58,1% del comparto (percentuale che sale al 67% se si considera solo la cantieristica) con 1,61 miliardi contro gli 1,16 del giro d’affari interno.
Il settore insomma tiene soprattutto grazie agli stranieri che amano e chiedono quella che è diventata la quinta voce del made in Italy nel mondo, ma i grafici generali sono ancora rossi e puntano verso il basso.
«Io sono ottimista e sono certo che il prossimo anno presenteremo per il 2011, e poi anche per il 2012, dati diversi: uno stop alla discesa e qualche segno più - dice Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica, supportato per esempio dal settore dei superyacht che ha registrato un +2,9%, e dai motori, da sempre anticipatori dei trend, che hanno contenuto le perdite al 5% - Questa crisi ha avuto però un merito: insegnare molto alle imprese che nei primi anni Duemila, per crescere, hanno commesso alcuni errori».
Il pensiero corre soprattutto al leasing nautico che dal 2003 ha conosciuto una vera e propria esplosione e che oggi le banche concedono con un’attenzione crescente al rating del cliente finale.
«Non vorrei utilizzare il termine leggerezza per descrivere il passato - conferma Fabio Borghi presidente di Monte dei Paschi di Siena Leasing & Factory - Questo non vuol dire che non si possa fare ancora molta strada insieme nel prossimo futuro».
Da sempre interessato al comparto, l’istituto di credito toscano ha presentato al Salone la ricerca «Navi e imbarcazioni: i principali distretti industriali italiani» che conferma il peso dell’export sul tessuto produttivo.


Analizzando le 5 aree che valgono insieme il 50% del settore (Fano, Viareggio e Venezia, per il diporto, La Spezia e Trieste-Gorizia per navi e strutture galleggianti), emerge infatti che a far da traino sono soprattutto la città toscana e quella ligure (dove si fanno pure megayacht) premiate anche all’estero per l’alta qualità.

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