Cultura e Spettacoli

"Faccio un film tv su big Luciano"

Nicoletta Mantovani, la vedova di Pavarotti racconta il primo anno senza il tenore, la gioia per l’accordo con le figlie del cantante e i progetti cinematografici. "Eredità problema chiuso"

"Faccio un film tv su big Luciano"

La pace è stata siglata il 30 giugno scorso. Dopo quasi un anno di liti per l’eredità, Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti e Lorenza, Cristina, Giuliana, le tre figlie nate dal primo matrimonio del grande tenore con Adua Veroni, hanno raggiunto l’accordo per spartirsi il patrimonio del cantante, sembra valutato intorno ai 200 milioni di euro. E all’Ischia global fest la Mantovani, che annuncia anche un film sulla vita del marito, abbandona per la prima volta il riserbo di questo periodo per dire la sua: «Sono stati mesi avvelenati da stupide polemiche. Più passava il tempo più ci rendevamo conto che Luciano non avrebbe voluto tutte queste lotte intestine. Alla fine abbiamo fatto quello che mio marito desiderava: trovare un’intesa e dividerci serenamente l’eredità».
Gli accordi prevedono che il patrimonio immobiliare di Pavarotti sia equamente spartito. Alla Mantovani la villa coniugale di Santa Maria al Mugnano nei pressi di Modena, l’attiguo ristorante «Europa 92» e i tre appartamenti di New York conferiti nel trust americano creato pochi giorni prima che «Big Luciano» morisse. Alle tre figlie, oltre alla villa delle vacanze a San Bartolo di Pesaro, l’ambito appartamento in boulevard de Princesse Charlotte a Montecarlo più altre proprietà immobiliari italiane di minor valore. La Villa di Colle San Bartolo è stata la residenza estiva di Luciano e Adua, fino alla separazione sancita dal bacio alle Barbados del marzo ’96, tra il tenore, all'epoca sessantenne, e la giovane segretaria Nicoletta Mantovani, che di anni ne aveva 26.
Il divorzio dalla prima moglie, la nascita della figlia Alice nel 2003, la perdita del gemello Riccardo al momento del parto, le seconde nozze con Nicoletta, il tumore al pancreas, la disperata operazione a New York, l’abbandono dalle scene. L'accelerazione di Pavarotti negli ultimi cinque anni di vita non ha eguali. E poi la morte, il dolore di due famiglie, gli attacchi sconsiderati alla seconda moglie di Big Luciano. Che ha sofferto due volte.
E adesso come sta, signora Mantovani?
«Meglio, grazie. La salute ci assiste e mi sembra già molto. I primi momenti però sono stati durissimi. Il brutto è che più il tempo passa e più è dura tornare a vivere. Luciano riempiva con ogni suo gesto l’esistenza mia e di mia figlia Alice. All’inizio era addirittura difficile anche cominciare la giornata. Ogni cosa mi parlava di Luciano».
Ricorda un anno fa? Era qui ad Ischia, parlava di suo marito e della sua lenta ripresa, dopo il tumore al pancreas che l’aveva colpito.
«Sì e ricordo anche l’ultima telefonata che Luciano fece durante il festival, presente Andrea Bocelli. Parlava in prospettiva, con ottimismo, Luciano».
E invece, nemmeno due mesi dopo, il 6 settembre, alle 5 del mattino, la scomparsa.
«E quest’anno, escludendo la dimensione irreale vissuta dopo il suo addio, sarà la prima volta che Alice e io non festeggeremo il giorno del suo compleanno che cadeva il 12 di ottobre. Era una data bellissima, quella, fatta ogni anno di feste a sorpresa».
Sua figlia Alice parla mai del padre?
«Lo fa spessissimo. E ne parla al presente. Mi racconta di sognarlo quasi ogni notte, come se fosse ancora vivo: ci scherza, ci gioca insieme. Il papà se lo è goduto per poco tempo ma in maniera totale. Dimenticarlo le sarà impossibile. Ma è stata brava a reagire a questo dramma immenso».
E lei ha ripreso la sua attività professionale?
«Sì. Sto per produrre il mio primo cortometraggio. Si intitola La favola zingara ed è ambientato in un campo rom. Ha il sapore di una fiaba e racconta la vita quotidiana di una tenera bambina zingara e dei suoi genitori, interpretati da Claudio Castrogiovanni, che aveva già lavorato in Rent, il musical da me prodotto due anni fa e da Huska, una ragazza slovena».
E poi c’è questo film su Luciano Pavarotti.
«Sarà un film per la tv, una coproduzione internazionale, guidata dall’Indiana production».
È la compagnia cinematografica di Gabriele Muccino. Sarà lui a dirigere il film su suo marito?
«Non posso dirle di più, anche perché il primo ciak verrà dato non prima di un anno. Per quanto mi riguarda mi limiterò a una consulenza biografica».
Quale attore le piacerebbe interpretasse suo marito?
«Onestamente non lo so. Del resto, per me che lo conoscevo bene, nessuno riuscirebbe a rendere come dico io la figura di mio marito.

Che era unico ed inimitabile».
Lucio Giordano

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