Roma

La famiglia e la ragion di Stato spingono Ulisse sul banco degli imputati

È la storia immutabile che si ripete in ogni tempo e in ogni famiglia del mondo. Con la forza dell’amore e la tentazione del tradimento in eterno conflitto, fin dai tempi di Ulisse. Questa volta, però, sul palcoscenico dell’Auditorium Parco della Musica prenderà posto addirittura una giuria per riflettere, giudicare e decidere. Per stabilire una buona volta, almeno ai giorni nostri, se il mitico eroe dell’Odissea e sua moglie Penelope devono essere condannati oppure assolti. Perché è questo il nuovo «Processo alla Storia» che andrà in scena domani sera, alle 21, sul palcoscenico della Sala Sinopoli del nuovo Auditorium.
Muovendo l’accusa al mitico Ulisse e al suo spirito impossibile da imbrigliare nei confini della vita domestica, si finisce per dibattere anche della caduta dei valori nella società di oggi, gettando provocatoriamente lo sguardo verso le tante donne che, dopo anni di disattenzioni, cedono anch’esse alle lusinghe che ogni giorno sono a portata di mano.
A sostenere in dibattimento queste delicate tematiche, saranno come al solito alcuni protagonisti assoluti della vita politica e giudiziaria italiana: sullo scranno di presidente della Corte siederà Paola Severino, celebre avvocato penalista e prorettore dell’Università Luiss, mentre l’accusa sarà sostenuta da Augusta Iannini, già giudice istruttore a Roma e oggi potentissimo direttore dell’Ufficio legislativo del ministero di Giustizia, oltre che consorte dell’anchorman Bruno Vespa. Il compito di difendere i due imputati sarà invece affidato a Paola Calducci, penalista romana e già parlamentare dei Verdi.
Infine, a interpretare Ulisse e Penelope, due parlamentari europei esperti di diritto e - come d’obbligo - assolutamente bipartisan: l’ex volto del Tg1 David Sassoli, eurodeputato del Pd, e l’avvocato Erminia Mazzoni, eurodeputata del Pdl.
L’accusa dalla quale partirà il processo è quella di strage, commessa da Ulisse al culmine della gara di tiro con l’arco che Penelope aveva organizzato per i temibili e arroganti Proci, promettendo che si sarebbe concessa al vincitore. Ulisse, appena tornato dai suoi pellegrinaggi, partecipò sotto mentite spoglie, senza rivelarsi alla moglie. Uccidendo, subito dopo aver vinto la gara, il capo dei Proci.
Qualcuno potrebbe sostenere che fu un omicidio giustificato dalla «ragion di Stato», qualcun altro è assolutamente convinto che fu solo l’epilogo di una crisi familiare innescata dai comportamenti di Ulisse e di Penelope, che rischiò di avere ripercussioni politiche pesantissime sul governo della città.


Al termine, come è nella tradizione dell’Auditorium, sarà il pubblico a decidere il verdetto di assoluzione o di colpevolezza, con un meccanismo di voto che consentirà anche di tenere separate le posizioni dei due imputati.

Commenti