La favola della Citroën porta la firma di un italiano

da Varese

Parigi, 1933, André Citroën vuole realizzare una nuova vettura: deve essere a trazione anteriore e tutta in lamiera (all’epoca, le macchine erano costituite da un telaio in legno ricoperto). Flaminio Bertoni è da poco in Citroën e pensa di cogliere al volo l’occasione per affermarsi. È sabato sera: pensoso, si avvia sul Lungo Senna e, d’improvviso, ha un’ispirazione. Rientra, mette un blocco di plastilina sul trespolo e comincia a scolpire. Lavora tutta la notte e la successiva domenica. Lunedì: Citroën vede l’opera di Bertoni, se ne entusiasma e ordina che venga portata la sera stessa a casa sua per farla vedere alla moglie. Nulla esce dalla fabbrica senza l’assenso della signora! Al tramonto, un intimidito Bertoni si presenta a casa Citroën per sentirsi dire: «Con questa vettura vinceremo tutti i concorsi di bellezza».
È così che viene al mondo la Traction Avant. Nel 1935, direttore della Citroën è Pierre Boulanger che possiede una casa di vacanze in campagna, nei pressi di Clermont Ferrand. Tutte le mattine vede passare sulle strade ogni tipo di veicolo carico di prodotti. Poi, mentre mogli e figlie provvedono alla vendita, gli uomini aspettano la chiusura del mercato giocando e bevendo. Boulanger ha un’idea: bisogna dare alle donne un’auto che consenta loro di portare le verdure al mercato così da permettere agli uomini di rimanere alla fattoria a lavorare. Rientra a Parigi e ordina: «Occorre una macchina progettata per la guida di donne inesperte. Non deve superare i 60 orari, deve consumare non più di tre litri di benzina ogni 100 km, deve trasportare due persone, 100 chili di patate o di altri prodotti, deve poter viaggiare su strade accidentate con un paniere d’uova posato sul sedile senza che neppure una si rompa. Il prezzo? Inferiore a quello di tutte le altre vetture sul mercato». Non gli interessa la linea della vettura in progetto. La carrozzeria deve solo servire a coprire motore e abitacolo. È così che Bertoni non viene nemmeno interpellato.
Ma il direttore non tiene conto del suo carattere. Bertoni si chiude nel laboratorio e costruisce in legno e gesso il modello di quella che sarà la Due Cavalli che colora in giallo con finiture in nero. Con uno stratagemma, l’opera viene fatta vedere a Boulanger che, però, non la approva. Scoppia la Guerra e il progetto viene accantonato per essere ripreso solo nel 1944, alle condizioni di Flaminio. La vettura uscirà nel 1948 e, quando, quarant’anni dopo, la produzione verrà a cessare, ne saranno state vendute oltre cinque milioni di unità.
Terminato il conflitto, la Citroën ritiene sia arrivato il momento di sostituire la Traction Avant. Flaminio Bertoni ha un’idea rivoluzionaria che gli è stata ispirata dai pesci, constatando come le loro forme siano naturalmente adatte alla penetrazione dell’acqua. Ecco allora la DS 19.

Lo «Squalo» consacra definitivamente nell’Olimpo degli stilisti Bertoni, tanto da far scrivere alla stampa francese che un genio di quella portata non potrà mai essere eguagliato, almeno nel campo automobilistico.

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