Controcultura

"Fazio? Non è affatto buonista Grillo ce l'ho sulla coscienza"

L'autore, dirigente e talent scout per quarant'anni in Rai racconta gli esordi dei volti della tv e come li vede oggi

"Fazio? Non è affatto buonista Grillo ce l'ho sulla coscienza"

Quarant'anni di televisione. Passati dietro le quinte a inventare e realizzare programmi che hanno fatto la storia della Rai, da Non stop a Quelli che il calcio. A curare reti come la mitica Raitre di Angelo Guglielmi. Chi meglio di lui, Bruno Voglino, ospite al Festival della televisione che si è appena tenuto a Dogliani, nelle Langhe, può fare un raffronto fra la tv del secolo scorso (entrò in viale Mazzini nel 1961, con concorso) e quella di oggi. Lui, talent scout dei divi più noti, ci racconta come li ha scoperti e che cosa pensa di loro adesso. A 85 anni, con gli occhi che brillano ancora di passione per quel «maledetto» piccolo schermo, è sferzante e ironico, ma sempre con il sorriso sulle labbra. E allora cominciamo...

FABIO FAZIO «L'ho scovato che non aveva ancora 17 anni. Quando andavo in giro per l'Italia per cercare nuovi volti visto che Berlusconi, erano gli anni '80, si portava via le star della Rai, da Baudo alla Cuccarini, nella nascente Mediaset. Alla sede di Genova si presenta questo ragazzino: faceva le imitazioni, ma con uno stile personale, cercando di catturare l'essenza della persona imitata. Mi piacque, lo ingaggiai, però nessun programma lo voleva perché, dicevano, era bruttino... Poi finalmente la Carrà decise di prenderlo a Pronto, Raffaella? Da lì è volato: poi sono arrivati Quelli che il calcio, dove ho vissuto i momenti più divertenti della mia carriera, e tutto il resto... Ancora oggi mi chiama la sua mamma.... Oggi tutti lo definiscono un buonista. Ma lui è un finto buono, ha il suo bel caratterino... e non va certo d'accordo con tutti, seleziona moltissimo. Se ne andrà dalla Rai (irritato per la campagna contro le star della tv per via dei compensi alti)? Lasciare è rischioso, ma sul suo lavoro è intransigente e gli attacchi che gli fanno sono esagerati».

LUCIANA LITTIZZETTO «Ah, pure lei ho faticato per farla esordire. Selezionata ad Aosta, l'ho portata alla Tv delle ragazze, ma a Serena Dandini non piaceva, non la voleva. Poi a Cielito lindo s'è inventata Minchia Sabbri e da lì è esplosa. Come attrice è diventata bravissima... però ormai il suo personaggio accanto a Fazio si è logorato, non ti aspetti niente di nuovo, la gente si è stancata di vederli, come si è capito anche nell'ultimo Sanremo che hanno condotto in coppia. Però Fabio è testardo e non la molla...».

MAURIZIO CROZZA «Con lui è stato facilissimo: lo vidi una sera in un teatro a Roma, stava insieme al gruppo dei Broncoviz, insieme a Carla Signoris, sua moglie, Dighero, Pirovano, Cesena. In due giorni erano sotto contratto e inseriti nello show Avanzi della Dandini. Erano straordinari, con tanta gavetta di teatro alle spalle... Resta un grande mascalzone... L'addio a La7 e l'approdo al canale Nove? Al momento mi pare una scelta periferica, però magari in futuro si dimostrerà vincente».

BEPPE GRILLO «Che storia: un giorno viene Baudo e mi dice che vuole ingaggiare un ragazzo molto giovane che spopola sulla Riviera ligure, però prima di lanciarlo nello show del sabato sera andrebbe provato in un programma più piccolo. Prepariamo uno sketch dentro Non stop: lui entra in scena, si presenta e tutti si mettono a ridere. Un successo. Poi lo prese Baudo. Un giorno gli chiesi: ma chi ti scrive i testi? E lui mi fa: un mio amico insegnante di Alassio. Era Antonio Ricci. Dopo un po' di tempo, una sera vidi all'opera questo Ricci in un locale: faceva uno sketch con un cane, ma era lui un cane come attore... Infatti su insistenza di Grillo, poi lo prendemmo come autore. E insieme fecero il primo Fantastico, nel 1979.

Però devo chiedere perdono per quello che è diventato. Spero di non finire all'inferno... All'inizio di Raitre, nell'87, insieme al direttore Guglielmi, proposi a Grillo di registrare delle picconature da mettere in copertina allo show del sabato sera, erano gli anni in cui impazzava Cossiga. Lui si doveva mettere seduto a una scrivania con la bandiera italiana alle spalle e alla telecamera posizionata davanti poteva sacramentare come gli pareva... All'epoca non accettò, ma poi, come ben si sa, usò quell'idea».

PIERO CHIAMBRETTI «Al provino, a Torino, si presentò in boxer e camicia bianchi con pois rossi. Lo trovai meraviglioso, un folle, lo presi subito. Dal Portalettere al Laureato, è stato il migliore interprete del lato ludico della famosa Raitre di Guglielmi. Da tempo purtroppo gli manca l'erba sotto i piedi, ripete se stesso, non esiste più quella tv con cui poteva giocare a destrutturare... Non si può più mettere con un divano in mezzo alla strada e fermare le persone...».

CARLO VERDONE «Una sera vado con la mia amatissima moglie a teatro all'Alberichino a Roma: c'è una bara in mezzo al palco, e lui entra da una parte ed esce dall'altra salutando la salma ogni volta con un personaggio diverso che progressivamente dice peste e corna del morto... Grandioso. A fine spettacolo, vado in camerino e gli offro di venire in Rai. È sempre stato un grande e mi fa sempre simpatia».

LA RAI «Anche una volta la politica cercava di metterci il becco, ma noi avevamo forza e legittimità per respingere gli assalti. Quando arrivavano le lettere di raccomandazione, Guglielmi le accartocciava e le buttava nel cestino. Oggi? Sono molto perplesso e molto preoccupato...

».

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