Roma

Una felice «villeggiatura» teatrale

Una felice «villeggiatura» teatrale

Rapporto spontaneo e «onesto» con il pubblico. Totale adesione a quel «nucleo di immediato piacere e di possibilità infinite» che si cela dentro ogni testo. Recitazione creativa, «ma nella quale la dimensione della creazione è fatta di una tessitura leggerissima, quasi impercettibile». Sono questi i tre cardini essenziali su cui fa leva la felice esperienza artistica di Toni Servillo, tra i maggiori protagonisti della nostra scena (nonché egregio attore cinematografico), e sui cui si armonizzano i talenti degli altri componenti la compagnia Teatri Uniti, formazione partenopea nata nell’87 alla quale il Valle dedica un’approfondita monografia in programma da questa sera.
Tre modi di pensare il teatro e di operare sulla scena che, a detta dello stesso Servillo (e basti leggere il libro-intervista curato da Gianfranco Capitta Interpretazione e creatività, Laterza), si propongono di sgombrare il campo da tanti inutili intellettualismi e di restituire al palcoscenico la sua dimensione di immediata suggestione: «Un mio spettacolo - sostiene il regista/attore di Caserta - lo deve capire chiunque». E ce ne ha dato splendida prova nelle sue ultime produzioni: dal brioso Marivaux de Le false confidenze a quel Sabato, domenica, lunedì di Eduardo che ha fatto il giro del mondo riscuotendo ovunque enorme successo, fino al più recente La trilogia della villeggiatura di Goldoni, Premio Ubu nel 2008, dove galleggia un’umanità vittima delle convenzioni, della corsa all’apparire e al denaro, dell’immobilismo sociale e sentimentale. Una società decadente (fotografata nella musicalità di un triplo movimento «mozartiano» che mette insieme Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura e Il ritorno dalla villeggiatura) che si sbriciola per mero gusto del divertimento e che mostra il penoso vuoto su cui si regge, echeggiando vizzi e vezzi oggi quanto mai attuali. Viene anzi il dubbio che l’esplicita ricerca di «sorgiva» semplicità del teatro di cui parla Servillo sia in fondo nient’altro che un’universalità tematica valida sempre: un «sovratono» unificante e significativo nel quale tutti possiamo trovare qualcosa di noi e del mondo che ci circonda.
Non è un caso che proprio da questo fortunato spettacolo, affidato a un pregevole cast dove figurano, oltre lo stesso regista, i bravi Andrea Renzi, Gigio Morra, Tommaso Ragno, Paolo Graziosi e le fresche Anna Della Rosa ed Eva Cambiale, prenda avvio l’omaggio a Teatri Uniti promosso dal Valle (repliche fino al 14 febbraio). Omaggio che si articola poi in altri appuntamenti importanti: una serata di Letture napoletane appannaggio sempre di Servillo; la proiezione del film Sabato, domenica, lunedì realizzato in collaborazione con la Rai e un focus speciale dedicato a un’altra voce emblematica del gruppo campano, Licia Maglietta. La quale presenta al pubblico romano un intenso monologo al femminile, Manca solo la domenica, di cui è pure regista e scenografa e nel quale recita accompagnata dal bayan (la fisarmonica a bottoni) del maestro russo Vladimir Denissenkov. A ispirarle questo lavoro è stata la lettura del libro Pazza è la luna di Silvano Grasso: un’incursione nella femminilità lacerata e dolorosa di una siciliana poco avvenente che, dopo anni di solitudine, trova un uomo, lo sposa e poi lo vede partire per l’Australia e sparire nel nulla. Credendosi vedova e decisa ad assaporare tutta la «dignitosa» energia di questa condizione, ella però saprà costruirsi una vita nuova, diversa e inaspettata (in scena dal 16 al 21 febbraio).

Sempre la Maglietta, infine, è la protagonista del film Delirio amoroso, frutto di un lungo percorso di scandaglio dell’opera di Alda Merini che la brava attrice napoletana ha intrapreso a partire dal ’95: ancora uno sguardo femminile sui sentimenti, sulle paure, sulla vita.

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