Politica

Ferrando chiama sinistra e sindacati: «Marcia su palazzo Chigi, come in Egitto»

Ferrando, leader del partito comunista dei lavoratori, fa appello a «tutte le sinistre»: «Marcia su palazzo Chigi e assedio di massa ai palazzi del potere finché non cade il governo. Berlusconi non darà le dimissioni, bisogna imporgliele come in Tunisia e in Egitto»

E ora la marcia su Roma. No, non è il Pdl a proporre di sfilare preludendo a un golpe in stile fascista. È Marco Ferrando, leader del partito comunista dei lavoratori, dicono di lui che sia l'ultimo vero comunista in Italia, dice lui di sé che «se sono l'ultimo, sarò anche il primo di una lunga serie». Battute ironiche, ma concetto serissimo: è una chiamata alla rivoluzione, quella di Ferrando, un cubitale appello «a tutte le sinistre - politiche, sindacali, di movimento - e a tutto l'associazionismo democratico antiberlusconiano», a marciare su palazzo Chigi.
Sì, è vero, l'Italia antiberlusconiana s'è appena mischiata in piazza dietro al grido del «se non ora quando» che la protesta femminile ha preso in prestito da Primo Levi. Ma il punto è proprio questo, dice il leader del Pcl: adesso che la mobilitazione è avviata, va fomentata affinché non si spenga. «In questi mesi nelle strade e nelle piazze di tutta Italia, seppur in modo discontinuo, si è manifestata un'opposizione di massa. Le mobilitazioni dei metalmeccanici e della Fiom a ottobre e a gennaio. Le lotte degli studenti a dicembre. Le manifestazioni delle donne il 13 febbraio, hanno rivelato, in forme diverse, un potenziale enorme di ribellione. Questo potenziale non deve essere disperso, né subordinato alle manovre di palazzo. È giunto il momento di unificarlo in una grande azione di massa, di carattere straordinario, capace di imporre una svolta».
Eccola: «È ora di unire il fronte di massa dei lavoratori, degli studenti, delle donne, in una grande marcia nazionale su Palazzo Chigi per imporre a Berlusconi le dimissioni». Come? Che domande. Come in Tunisia, come in Egitto, è o non è, questa, una dittatura? E se non lo è, il non dittatore si può ribaltare lo stesso, avverte Ferrando: «È il momento di fare come in Tunisia e in Egitto. Persino costituzioni liberali riconoscono il diritto popolare alla sollevazione contro governi corrotti e reazionari. Nulla è più democratico che rovesciare un governo basato sulla menzogna e sulla corruzione». Del resto, persino la Cnn in questi giorni ha mostrato le piazze italiane assimilandole in lunghi servizi a quelle delle aree calde mediorientali. Ecco. «Non serve chiedere a Berlusconi le dimissioni. Occorre imporgliele. Hanno dimostrato che la forza delle masse può rovesciare regime e sultani».

In marcia, allora, e poi dovrà scattare «l'assedio prolungato e di massa dei palazzi del potere, sino alla caduta del governo».

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