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Le «Ferrari» per disabili inventate ad Asti e vendute in tutto il mondo

Vigliano d’Asti. Un agglomerato di cubi industriali lungo una strada che corre fra i vigneti. Un non-luogo difficile da trovare sulla carta. Ma se cliccate su www. kivi. it. scoprite il sito di una ditta di 34 persone con un fatturato di 5 milioni di euro che copre coi suoi prodotti il 70% del mercato italiano il 40% di quello europeo con propaggini in Australia, Nuova Zelanda, Israele, Emirati Arabi. È vero che il mercato di questa azienda creata nel 1985 da un ex capo-squadra della Fiat è piuttosto particolare. Si tratta dell'adattamento dell'automobile ai disabili che sono per il 70% paraplegici, generalmente paralizzati negli arti inferiori, e per il 30 % tetraplegici, distrofici muscolari o soggetti a patologie che colpiscono tutti gli arti e il corpo.
La Kivi applica i suoi marchingegni sofisticati su circa 2000 automezzi l'anno grazie al lavoro e alla inventività di un gruppo di giovani ingegneri e tecnici che lavora come una piccola orchestra sotto la guida un «direttore-ideatore» .
«Se io dovessi contabilizzare le ore che questa attività richiede - mi dice Giancarlo Giberti, 63 anni fondatore con la moglie e oggi “Development Manager” della Kivi - farei rapidamente fallimento». Se ciò non è avvenuto e se la ditta, diventata un punto di riferimento internazionale per invalidi, estenderà quest'anno la sua superficie lavorativa a 4000 metri quadrati, lo si deve a tre principi vincenti. Il primo, determinante, è stato l'adattamento del veicolo al disabile, piuttosto del contrario. Il che significa individuare non solo il rapporto più conveniente fra macchina e disabile ma comprendere le necessità e le aspirazioni di quest'ultimo: mobilità, comodità, semplicità di strumentalizzazione, e non ultimo la sua dignità e il suo bisogno di non sentirsi diverso..
Il secondo principio è stato quello di considerare l'empatia col cliente un elemento della «tecnica di fabbricazione». Questo richiede l'attribuzione di tempi lungi per «l'affiatamento» del cliente con il veicolo, domanda speciale attenzione per la formazione del personale responsabile per la messa a punto personalizzata dei sistemi di guida e controllo dell'apparato meccanico e elettronico nonché della comprensione delle necessità psicologiche e fisiche del disabile. Giancarlo Giberti attribuisce la sua sensibilità di collaudatore di questi veicoli complessi e della sua particolare percezione dei bisogni (spesso inespressi) dei clienti alla sua passione di fotografo di volti umani piuttosto che alla sua esperienza meccanica. (Forse, mi dice ammiccando, è un dono di famiglia dato che nonno e fratello sono noti rabdomanti)
Il terzo principio vincente di questa azienda è stato il destinare il 20% del bilancio alla ricerca. Nei locali che furono un tempo l'abitazione della famiglia Giberti, al primo piano del capannone, oggi trasformato in magazzino vedo allineati e etichettati oltre 400 modelli di apparecchiature di guida per disabili. In gran parte sono il frutto di quello che il titolare della Kivi chiama i «sabati dei disperati»: le riunioni di fine settimana dei dirigenti della ditta che attorno a tazze di caffè si sforzano a immaginare nuovi sistemi per stemperare l'ansia di chi non sa se potrà guidare o no; per vagliare, in tempi prestabiliti, la forza-braccio e la circolarità dei movimenti del disabile. Tutto questo per giungere alla conclusione triste di dover dire al giovane cliente venuto con tanta speranza - si tratta di un caso su 15 -: «Ci dispiace, non siamo in grado di farti guidare».
Paradossalmente, una delle ragioni del successo della Kivi nasce proprio dalla spesso criticata estensione della legislazione italiana sulla sicurezza. In gran parte degli altri paesi europei, Germania inclusa, c'è meno controllo sui sistemi di guida per disabili che in Italia. Le cose cambieranno a partire da maggio 2009 con l'introduzione della nuova normativa europea che metterà fine al «bricolage» in una industria sino ad oggi rappresentata, salvo in qualche caso, da piccole officine con 3-4 persone specializzate. Si tratta di un cambiamento imposto dall'irrompere dell'internet nel mercato del disabile, fenomeno che sta soppiantando il ruolo tradizionale delle Fiere specializzate (in Germania, Inghilterra e in Italia a Bologna) che sino a oggi hanno guidato il mercato. Internet lo ha rivoluzionato, perché l'invalido, non solo quando fa brutto tempo, resta più in casa del comune automobilista dedicando alla ricerca di risposte per i suoi problemi molto più tempo e attenzione di altri.
Per la Kivi questo ha significato un continuo ripensamento della sua immagine e il cambiamento quasi settimanale del suo sito. Internet ha però posto a questa ditta di avanguardia piemontese una sfida che se verrà raccolta con successo potrebbe dimostrarsi rivoluzionaria: la creazione della piccola vettura piccola per il disabile.
Questa vettura oggi non esiste. O si usano grosse automobili che obbligano a scelte economiche gravose per permettere con le loro carrozzerie spaziose l'accesso automatizzato delle carrozzelle all'abitacolo, senza sopprimere i posti per gli altri passeggeri. Oppure vengono adattati all'uso degli handicappati furgoncini che hanno il difetto di distinguerli dagli altri guidatori.
Questa automobile la Kivi è convinta di poterla mettere sul mercato a un prezzo non molto differente da quello di una normale berlina anche se munita di tutti gli strumenti meccanici ed elettronici necessarie per la guida, il cambio automatico incluso. Si tratta della Daihatsu Materia a cui Giancarlo Giberti ha dato il nome di Motion (movimento in inglese) e che conta lanciare sul mercato nel 2009 .
Una primizia automobilistica che per lui e il suo gruppo rappresenta il superamento di un traguardo tecnico.

Ma anche la realizzazione di quella che, in fondo, Giancarlo Giberti ha sempre pensato fosse, per lui, più che un mestiere una missione.

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