Cronache

Fidanzamento a lunga conservazione

Raymond Peynet e i suoi fidanzatini. Che bamboli. Eterni innamorati mai sposi, dunque, e vissero felici e contenti, senza lo scambio delle fedi

Fidanzamento a lunga conservazione

Il parigino aveva visto giusto. Raymond Peynet e i suoi fidanzatini. Che bamboli. Eterni innamorati mai sposi, dunque, e vissero felici e contenti, senza lo scambio delle fedi, il prete e il sindaco che celebrano il matrimonio, il lancio del riso e la grande abbuffata di parenti e amici. Quella era una luna di melassa durata in eterno, come la Salerno Reggio, una passione dolce senza un epilogo drammatico, petali di margherita sfogliati ogni secondo con la stessa domanda m'ama o non m'ama. Sembrava una semplice idea romantica di un illustratore francese ma è diventata l'abitudine di cento e mille coppie, unite precocemente e lentamente, inesorabilmente trascinate nel loro vincolo, per anni e anni, prima di decidere il grande passo, il matrimonio, per l'appunto. No, la convivenza è come il vento, non ti vincola, ti svincola in caso di turbinio, non ti costringe a sottoscrivere l'impegno, anche se esistono in circolazione casi di contratti prematrimoniali che sono una specie di caparra sulla vita, una cauzione a perdere, un mutuo fine pena mai. Tipica soluzione di alcune situazioni in cui la femmina usma che il maschio sta facendo il furbo e dunque meglio è portarsi avanti con il lavoro. Ma, intanto, di nozze nemmeno a parlare, di viaggi postnozze figuratevi poi. Meglio le ferie, le vacanze da single accoppiati, le presento il mio ragazzo, il mio uomo, il mio compagno e, di pari, la mia fidanzata, la mia ragazza, la mia compagna, la mia badante, ehm, quella no, meglio non dirlo, semmai usufruirne e basta. L'unione fa la forza non è detto che sia il matrimonio, anzi è sicuramente migliore una vita di convivenza che di sopravvivenza, là dove si possono avere pareri e scelte diverse, anche contrastanti, senza per questo dover separarsi o, nel caso limite, divorziare che è cosa più nobile di ripudiare, come in certe storie accade ed è accaduto.

Ma il fidanzamento a lunga conservazione e rara conversazione è ormai diventata una prassi, un modo di continuare ad amarsi. Ci si sposa, dunque, quando arriva l'età più matura, quando una volta si era considerati matusa, vecchi, anziani, dall'occhio arzillo ma dal passo lumacoso. E allora assistiamo a scene anche raccapriccianti, a fatti e rifatti, a foto shock più che photoshop, non più sposini novelli ma sposoni vintage, coppie che sfidano il tempo ma vivono passione vera, non sono fuggitivi clandestini da famiglie disperate ma cercano di formare, comporre, finalmente, una famiglia, di completarla. Ci sarebbe, in verità il problema dei figli. O questi sono già esistenti, dunque, nessun problema si prosegue con i sigilli istituzionali o potrebbero venire alla luce, o, ancora, adottati, con gli annessi e sconnessi. Resta la sensazione che ci si sposi in un tempo, con un'età che è assai diversa da quella antica, tradizionale, di abitudine storica. Si preferisce il rodaggio che è lungo, si eseguono più tagliandi, si passano gli esami, la notte prima, durante e dopo, è la stessa, uguale ormai. L'emozione è diversa, il fremito dinanzi all'atto ufficiale è identico ma cambia il panorama di fronte. Il futuro è già certo, a meno di colpi di scena e di schiena. La coppia matura che convola a nozze sa che quella è l'ultima fotografia di rito, non ci saranno fuitine e tradimenti al primo angolo. Almeno questa è la credenza di popolo. ªHo amici che hanno atteso i settanta per dire di sì ma non perché prima avessero detto di no. Semplicemente stavano bene. Ora non è detto che stiano meglio. Ma sono sposati.

Informate i parenti di Peynet, alla fine anche i due fidanzatini forse ce l'hanno fatta.

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