Fidanzatini aggrediti dopo il «trucco dei braccialetti»

Elena Gaiardoni

Piazza Duomo. Due fidanzatini ungheresi, ventenni, passeggiano per gustare la bellezza di uno dei luoghi artistici più belli del mondo. Arrivano all'angolo con via Torino. Si avvicinano due senegalesi per vendere loro i braccialetti in filo colorato, che dicono portino fortuna, ma è una fandonia inventata per vendere. I senegalesi annodano al polso dei giovani quel filo arcobaleno che si deve portare legato - anche alla caviglia - finché non si scioglie da solo. È il modo per realizzare il desiderio.

Chiedono dieci euro i due ambulanti. I ragazzi ne danno quattro. I venditori usano maniere forti, al punto che i due turisti chiamano la polizia. Finisce con l'arresto degli «spacciatori» di bracciali, di 25 e 32 anni, regolari in Italia e incensurati.

Come possono succedere ancora scene di questo tipo in una piazza in cui si dovrebbe godere di una serena intimità per poter ammirare ogni suo più piccolo decoro? Il business dei braccialetti che si spacciano per essere portatori di amore, salute, successo, prosegue da anni e anni, ed è arrivato ormai agli sgoccioli. Non si vedono più al polso di nessuno questi portafortuna fasulli. Anni e anni di vendite hanno «sfilacciato» una moda senza più senso, che crea solo fastidi. Gli ambulanti senegalesi ti avvicinano con la minitruffa fritta e rifritta: «Tieni bracciale, è gratis! Non voglio soldi, è gratis». Invece poi ti inseguono con fastidiosa insistenza finché non cacci l'euro. Una volta era proprio un euro, fuori di metafora, ora sono diventati addirittura dieci? Una decina di euro come il prezzo di un bracciale in filo comperato in un negozio di marca. La compravendita si ripete e si ripete, e sono in tanti a chiedersi perché questa noiosa usanza non venga fermata una volta per tutte, visto che ormai sappiamo che è solo un imbroglio.

Non ha nulla a che vedere con gesti di auguri o di buona sorte.

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