Cultura e Spettacoli

Il film sarcastico sulle nozze si candida all’Oscar

New York «I matrimoni sono i nuovi funerali». Con questo titolo il critico Leah Rozen annuncia che Hollywood torna a spiare le nevrosi delle famiglie americane, i vizi e le perversioni della middle class, offrendo come sfondo le nozze e cita alcuni titoli: da Rachel a Le amiche della sposa a Melancholia. Ma sarà forse l’ultimo arrivato della lista ad aggiudicarsi, a marzo, una buona manciata di Oscar.
Another happy day è il titolo della nuova pellicola che uscirà sugli schermi Usa l’8 dicembre e che vede al suo felice esordio alla regia il giovanissimo figlio di Barry Levinson, Sam. Quest’ultimo, a soli 26 anni, ci riporta nel mondo caustico di Robert Altman (già autore del Matrimonio) con una pellicola interpretata da divi come Demi Moore, Kate Bosworth, Ellen Barkin, Thomas Haden Church e Martin Landau. Da Altman il giovane regista ha imparato molto, ma ha imparato ancor di più dalle sue due protagoniste: la Moore e la Barkin, donne di una certa età e con un pedigree di famiglie sfasciate alle spalle. Donne che l’hanno aiutato a fare di Another happy day un divertentissimo mosaico di psicologie.
La storia è semplice ma sono i personaggi, complessi e abbruttiti dalle nevrosi, e i dialoghi feroci a farne una storia indimenticabile: una donna di mezza età (Ellen Barkin) organizza le nozze del figlio prediletto Dylan (Michael Nardelli) e la sua famiglia si riunisce. C’è il figlio minore (Daniel Yelski), un esistenzialista con problemi di droghe, c’è il figlio handicappato e la figlia (Kate Bosworth) che alle droghe preferisce i tagli. C’è l’ex marito (Haden), risposato con la provocante Demi Moore (definita dai figli una arrampicatrice sociale) e la nonna, capostipite dei vizi e delle nevrosi familiari (Ellen Burstyn).
A fare del film un capolavoro di psicanalisi e umorismo sono state proprio le due protagoniste. La Moore, che ha gettato nel suo personaggio di seconda moglie tutta l’esperienza della sua vita privata: da sex symbol negli anni ’90 a moglie forse troppo vecchia del giovane Ashton Kutcher. La Barkin è invece ex moglie del miliardario Ron Perelman, un ebreo ortodosso che l’aveva spinta a convertirsi, rinchiudersi in casa e abbandonare il cinema. Ma il richiamo è stato troppo forte: con in tasca i 20 milioni di dollari del divorzio, la Barkin ha avuto il coraggio di produrre questo film. E ora il gossip vuole che tra lei (57 anni e molta plastica) e il giovanissimo regista ci sia una love story appassionata (lei non nega).
In una delle scene più divertenti la Barkin e la Moore si picchiano selvaggiamente. «Ci hanno offerto di usare una controfigura, ma ci siamo guardate negli occhi e ci siamo dette che ce l’avremmo fatta da sole», ha detto la produttrice. «La lezione del film? - ha proseguito - Non tutti i torti possono essere perdonati: le persone che si odiano continueranno ad odiarsi. Al diavolo il perdono.

Per me questo è un film sincero, che non vuole nascondere lo sfascio delle famiglie americane».

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