Fiori, frutta e risparmi Così la mega serra utilizza i raggi del sole

In un periodo in cui gli investitori esteri optano per la «fuga» dall'Italia, c'è chi ha scelto di investire nel Bel Paese. E a distanza di dodici mesi, i risultati vanno al di là delle più rosee aspettative.
Da un anno, a Villasor, nei pressi di Cagliari, c'è la più grande serra fotovoltaica del mondo: i raggi riscaldano le strutture dove viene coltivata la frutta e la verdura, tra cui meloni, melanzane, e zucchine, mentre i pannelli sistemati sui tetti li catturano producendo energia elettrica. Su Scioffu - questo è il nome dell'impianto che entrerà a pieno regime tra un anno - è un matrimonio green tra energia e agricoltura che ha già regalato il suo primo raccolto proprio pochi giorni fa.
I numeri del gigante fotovoltaico sono da record: la struttura si sviluppa su 26 ettari di superficie, e ha una capacità di 20 megawatt, 84mila pannelli in un solo campo solare e 134 serre. Sono stati due colossi dell'energia - l'indiana Moser Baer Clean Energy Limited e l'americana General Electric - a investire 80 milioni di euro nel progetto: con la sua capacità energetica, sarebbe in grado di garantire la corrente a 10mila famiglie e promette una riduzione delle emissioni di Co2 nell'atmosfera pari a 25mila tonnellate. Grazie a queste cifre importanti, l'impianto può coprire tutti i costi di gestione e coltivazione, e dunque abbattere le spese in misura rilevante, rendendo perseguibile l'obiettivo di assumere a breve altri 60 lavoratori, oltre ai 35 che già operano nella serra dall'inizio del progetto.
È una boccata di ossigeno per un mondo che ha dovuto fare i conti con gli effetti della crisi: l'economia locale, infatti, ruotava attorno alla coltivazione della barbabietola, ed è crollata sei anni fa, dopo la dismissione dello storico zuccherificio Eridania Sadam che dava da lavorare a 80 persone. Finalmente oggi Villasor può rivedere la luce.
Su Scioffu però non è solo una semplice serra, è anche un modello di produzione agricola basata sul chilometro zero: i dodici differenti prodotti coltivati dalle quattro cooperative coinvolte sono infatti destinati a negozi nati appositamente per distribuire frutta e verdura fresca di provenienza locale, e quindi a basso impatto ambientale. Secondo le stime, si arriverà a un risparmio tra il 25 e il 30 per cento sul prezzo del prodotto venduto nel mercato a chilometro zero, seguendo una logica che coniugherà prodotti a prezzi low cost per i consumatori e ad alto rendimento per gli agricoltori.
Il primo bilancio riguardante Su Scioffu, a distanza di un anno dalla sua nascita, lo ha tracciato Lalit Jain, amministratore delegato della multinazionale indiana: «Dopo un anno, i risultati raggiunti sono addirittura superiori rispetto alle previsioni - ha detto in occasione della celebrazione dell'anniversario - Per questo, stiamo valutando la possibilità di costruire in Sardegna altri 25 megawatt di potenza».
Gli obiettivi e le attese del resto sono ambiziose: «Ci aspettiamo a regime un valore della produzione agricola di circa 2 milioni di euro - ha spiegato Marcello Spano, responsabile sviluppo Sud Europa di Moser Baer Clean Energy Limited - È un piccolo ma simbolico contributo per invertire una tendenza mal sopportata dai sardi, quella di essere costretti a mettere in tavola ortofrutta proveniente dall'estero».


E anche il presidente della Regione Ugo Cappellacci si è detto soddisfatto dell'impianto, che rappresenta un tassello coerente con gli obiettivi verdi della sua isola: «La Sardegna con la sua strategia a favore della green economy è in grado di attrarre investimenti privati in un periodo in cui gli investitori esteri preferiscono la “fuga” dall'Italia - ha detto alla tavola rotonda che si è tenuta a Villasor per l'anniversario - L'economia verde può diventare decisiva anche in campo agricolo, nel rispetto delle nostre tradizioni e in favore delle nostre comunità locali che trovano concrete nuove occasioni di reddito e di lavoro».

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