Cronache

Le foibe e i morti senza pace Nel "Giorno del ricordo" proteste, provocazioni e risse

Possibile che dopo quasi 70 anni i morti delle foibe non possano ancora riposare in pace? Scontri, polemiche e tafferugli per il Giorno del Ricordo

Le foibe e i morti senza pace Nel "Giorno del ricordo" proteste, provocazioni e risse

Possibile che il massacro delle foibe a distanza di quasi 70 anni possa ancora dividere un Paese? A giudicare dalla cronaca di questi ultimi due giorni pare proprio di sì. Scontri, tafferugli, dichiarazioni infuocate e politici che pretendono di smantellare anche la memoria, e il giorno che le è stato dedicato, di una delle tragedie più "silenziose" del Novecento italiano. Perché davanti a una certa storia c'è ancora chi preferisce tapparsi le orecche e girarsi dall'altra parte.

La miccia delle polemiche è stata accesa dalle dichiarazioni del sindaco di Genova Marta Vincenzi che ha fornito alla stampa una sua particolare interpretazione storiografica del massacro: "Le foibe vanno ricordate nel contesto delle guerre, dopo gli anni di vero e proprio razzismo etnico portato avanti dal fascismo. Il silenzio sulla shoah non è stato dovuto alla scelta di una parte sola, ma esito della real politik post dopoguerra". Che è un po' come depotenziare la tragicità degli eventi e dire che, in fondo, la colpa è di Mussolini più che dei compagni di Tito.

Eppure quella della Vincenzi non si può derubricare come una "voce dal sen sfuggita". Non più tardi di una quindicina di anni fa i libri di storia, quelli che si studiano alle scuole superiori, dedicavano ancora dei magri capitoletti agli eccidi della Dalmazia e della Venezia Giulia e le foibe venivano minimizzate "come uno sfogo dell'ira popolare". Non è uno scherzo, ma un passo di un libro di testo della scuola dell'obbligo (Elementi di storia del XX secolo di Augusto Camera e Renato Fabietti, quarta edizione, 1998).

L'opinione che sì, in fondo, le foibe siano un massacro minore perché a ogni azione corrisponde una reazione. E se da una parte c'era la "furia" fascista, dall'altra ci poteva anche essere "l'ira popolare".

Così, a otto anni di distanza dal primo Giorno del Ricordo, continua a susseguirsi la solita cronaca di proteste e scontri. A Napoli i comunisti del Prc bacchettano il sindaco Luigi De Magistris esprimendo il loro "radicale dissenso per la scelta compiuta dall'amministrazione comunale di Napoli di celebrare la Giornata del ricordo con un convegno nella sala della giunta di palazzo San Giacomo alla presenza degli studenti delle scuole". A Bergamo, nella notte tra venerdì e sabato, volano botte, sassi e lacrimogeni tra i giovani di Casa Pound e quelli dei Centri sociali. A Massa e Bologna si ripete più o meno lo stesso copione. Perché certi morti, a distanza di anni, non possono ancora riposare in pace.

Twitter: @fmdelvigo

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