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Forza Italia dà voce alla base La lezione dei sindaci "azzurri"

Big del partito e amministratori locali insieme a Sirmione per la scuola di formazione promossa dai coordinatori di Lombardia e Veneto

Forza Italia dà voce alla base La lezione dei sindaci "azzurri"

G uido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, evoca la Bibbia: «Sentinella, quanto resta della notte?», si chiede citando il profeta Isaia. Chiara Sernagiotto, leader dei giovani azzurri di Treviso, ammette che «ci sentivamo privi di simili appuntamenti con referenti nazionali e tra noi» e chiede l'impossibile, «limite di due mandati per tutti, compresi i parlamentari». Giacomo Massa, sindaco 26enne di un paese bresciano chiamato Gottolengo, è «contento che si ascolti la base». Le facce nuove di Forza Italia parlano con libertà: il momento è difficile. Ma usano anche parole come coraggio, passione, valore della gavetta, orgoglio di metterci la faccia.

Ci sono tutti i big del partito a Sirmione, in questo luogo strano per una convention politica che è la sala convegni di un grande campeggio sul lago di Garda. Verranno rappresentanti degli altri partiti del centrodestra, da Roberto Maroni a Ignazio La Russa a Nunzia De Girolamo. È la Scuola di formazione politica organizzata dai coordinatori regionali in Lombardia e Veneto, Mariastella Gelmini e Marco Marin. Tre giorni per discutere e conoscersi. Ma ieri è stato il giorno della base, dei giovani, degli amministratori locali, dei militanti che fanno le campagne elettorali e vanno ancora di porta in porta a caccia di voti. Gente abituata a dire pane al pane, che non nasconde le difficoltà degli azzurri ma non ne è spaventata.

C'è Alessandro Mattinzoli, sindaco padrone di casa che a Sirmione non fa pagare né Tasi né addizionali. C'è Nicola Sodano, primo cittadino di Mantova che strappa ancora applausi quando ricorda di aver interrotto, nel 2010, 65 anni di governo locale del centrosinistra, e ora è rimasto l'unico sindaco di Forza Italia in un capoluogo lombardo. Ci sono sindaci di provincia che raccontano sfide impossibili vinte con due armi che Alessandro Cattaneo, responsabile della formazione degli amministratori locali azzurri, sintetizza così: «Crederci fino in fondo e scommettere sulla coesione del gruppo».

«Oggi qui siamo tutti sullo stesso piano - dice Gelmini - il protagonista è chi non ha smesso di credere in Forza Italia e in Silvio Berlusconi». «C'è chi governa con i tweet e gli hashtag , noi preferiamo la sostanza perché siamo il partito del fare», le fa eco Marin, ex olimpionico di scherma. Insiste Cattaneo: «Sono stufo di sentire che soltanto il Partito democratico ha una classe di buoni amministratori. Noi abbiamo una grande passione e siamo lontani dall'idea di casta: negli enti locali si fa politica a prezzo di grandi sacrifici, di rinunce, di indennità basse, senza privilegi. Lo rivendichiamo con orgoglio».

Per una volta Forza Italia mette in mostra le sue storie di successo. Sindaci che hanno vinto le elezioni nel giorno in cui Matteo Renzi superava il 40 per cento alle Europee. Come Marco Alparone di Paderno Dugnano: «Da noi, incastrati tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, parti pensando di fare opposizione tutta la vita. Lo scorso maggio eravamo sicuri di perdere ma abbiamo voluto metterci la faccia lo stesso. Nel 2009 era venuto Berlusconi a spingerci, stavolta lui aveva bisogno di noi, del nostro contributo, e abbiamo raddoppiato gli sforzi». Carlo Bagnasco ha trionfato a Rapallo contro un candidato renziano doc: «Dietro il fenomeno del “renzismo” si nascondono contraddizioni, incoerenze, debolezze. Il mio avversario ne ha fatte di tutti i colori con attacchi personali cui non abbiamo mai reagito, abbiamo guardato avanti e alla fine vinto con il 63 per cento. La politica fatta col cuore è un'avventura bellissima».

Non è soltanto il festival delle testimonianze. I giovani azzurri hanno qualcuno da inquadrare nel mirino. «Forza Italia è sempre stata un gruppo leale e coeso? - si domanda Cattaneo - non lo so. Di sicuro non vogliamo più vedere a questo tavolo chi è salito e sceso da questo carro». Cioè Alfano. E poi la Lega: comodo allearsi quando hanno il loro candidato e tenersi le mani libere negli altri casi, protestano i veneti. Il marchigiano Castelli prende il pallottoliere: «Renzi ha preso meno voti di quanti ne ebbe Veltroni sconfitto da Berlusconi. Sette milioni di italiani si sono messi in panchina e attendono qualcosa.

Abbiamo il dovere di rispondere».

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