Cultura e Spettacoli

La fotografia di Kane suona il rock ed è un'eterna scoperta

Una mostra celebra l'artista che ha ritratto jazzisti e pop star prima di rivoluzionare la nostra visione del nudo e dell'ambiente

La fotografia di Kane suona il rock ed è un'eterna scoperta

Legato prevalentemente all'immaginario musicale, Art Kane va invece considerato come uno dei fotografi più visionari e sperimentatori della nostra epoca. Fosse vivo oggi avrebbe novant'anni e invece ne sono passati ben venti dalla scomparsa. Nato nel 1925 nel Bronx, studente alla New School di New York con maestri del calibro di Richard Avedon, Irving Penn e soprattutto Diane Arbus, più giovane art director nella storia della rivista Seventeen , Art Kane viene conosciuto in Italia grazie dapprima all'amicizia con Franco Fontana, tra i principali artefici del recupero di questa grande personalità, e in seguito per il lavoro e l'ammirazione di Guido Harari che lo definisce «il più punk tra i fotografi contemporanei». Da quando ha aperto ad Alba, in Piemonte, il suo spazio Wall of Sound, Harari valorizza figure che dal culto possono assurgere a popolarità più diffusa. «Le sue immagini - dice Harari - strappavano la fotografia dalle gallerie per catapultarla nell'immaginario collettivo, tatuandovi la sua personalissima visione della modernità. Visioni, le sue, che salivano dalla strada a cominciare da quel marciapiede di Harlem calpestato dalle stelle del jazz. Mise subito in chiaro la sua filosofia, mettete tutta la vostra vita nelle vostre fotografie, indipendentemente dai motivi per cui le scattate».

Dal 25 giugno e fino al 20 settembre il fotografo americano sbarca dunque al Palazzo Santa Margherita di Modena, sede della Galleria Civica, nella prima personale pubblica italiana dal titolo Art Kane Visionary . La sua fama si basa innanzitutto su due foto diventate icone di altrettante epoche. La prima è Harlem 1958 , scattata alle 10 di un mattino dell'agosto di quell'anno: 57 musicisti jazz vengono messi in posa davanti a un palazzo dello storico quartiere newyorkese. Il bianco e nero dell'immagine è realistico, così vicino alla verità da essere subito etichettato come un capolavoro del genere e la medaglia d'oro dell'Arts Directors Club la consacra quale opera immortale. Passano dieci anni e Kane vola a Londra per ritrarre gli Who, storica rock band cui si deve l'invenzione del gusto mod. L'idea che gli viene in mente è geniale: avvolgere addormentati Daltrey, Townshend, Moon ed Entwistle nella bandiera inglese alla base di un monumento. Sarà una delle foto più famose della storia della musica giovane, copertina per l'album The Kids Are Alright . Ne esiste poi un'altra versione tagliata, forse ancor più ricercata dai collezionisti, con due bambini che osservano i quattro Who tra lo stupito e lo spaventato. Kane peraltro ha immortalato altre leggende del rock e del jazz: gli Stones e Dylan, Doors e Jefferson Airplane, Frank Zappa e Louis Armstrong su una sedia a dondolo.

Meno conosciuto, e tutto da scoprire, è il lavoro di Kane nell'ambito della moda, dei temi sociali, del nudo e della sperimentazione pura portato avanti fin dagli anni '60. Pubblica su Harper's Bazaar , Photo e Popular Photography e raramente procede in modo realistico allontanandosi progressivamente dalla visione normale delle cose. Se inizialmente si ispira alla Street Photography, dedicandosi a servizi sugli afroamericani, sulla guerra in Vietnam, più avanti su temi ambientalisti e antinucleari, poi si avvicina all'immaginario dell'avanguardia: quando ancora non esisteva Photoshop sperimenta un metodo che chiama «sandwich». Si tratta della stampa di due figure sovrapposte che danno vita ad atmosfere oniriche, frutto di visioni interiori. Si tratta insomma di un gioco di associazioni mentali che trova rimandi con la fotografia surrealista, a cominciare da Frederick Sommer e i Rayogrammi di Man Ray.

Anche nella moda e nel nudo femminile ha modo di sovvertire le regole della foto commerciale e dunque il suo stile appare sempre personalissimo.

«Riuscì ad eccellere nel genere del ritratto - spiega Daniele De Luigi della Galleria Civica di Modena - mettendo in campo quelle doti segrete che vanno oltre il bagaglio tecnico del fotografo: la capacità di entrare in sintonia con il soggetto, creatore dell'immagine al pari del ritrattista, e di interpretarne la duplice anima di individuo e personaggio».

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