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Garimberti vuole la Rai in mano alla sinistra: "La bozza del Pdl ricorda la Russia comunista"

Il presidente Rai si scaglia contro la bozza: "Certe regole ricordano la Russia di Brežnev". E difende la libertà dei programmi anti Cav. Il senatore del Pdl Butti replica: "Vogliamo garantire che la Rai parli un’altra lingua, che non sia solo quella della sinistra"

Garimberti vuole la Rai in mano alla sinistra: 
"La bozza del Pdl ricorda la Russia comunista"

Roma - L'intenzione non è certo quello di sopprimere l'informazione, ma garantire che la televisione pubblica parli un’altra lingua, che non sia solo quella del centrosinistra. La bozza di atto di indirizzo sui talk show e la satira, presentata dal senatore Pdl Alessio Butti, è ancora all’esame della commissione di Vigilanza, ma il presidente della Rai, Paolo Garimberti, già va all'assalto e accusa il governo di usare la linea di politica estera sovietica introdotta da Leonid Brežnev. Insomma, secondo il numero uno di viale Mazzini, in Italia non ci sarebbe più libertà di espressione.

Le accuse di Garimberti al Pdl Tira in ballo il discorso tenuto da Brežnev davanti al quinto congresso del Partito Operaio Unificato Polacco nel 1968. E accusa il Pdl di portare avanti quella dottrina della sovranità limitata già applicata dalla Russia comunista. Accuse molto pesanti che arrivano da una televisione pubblica il cui palinsesto non è brilla certo per essere super partes. Ogni settimana salgono alla ribalta tribuni e politicanti mediatici che fanno della rai il proprio trampolino di lancio. Da Travaglio a Santoro, dalla Dandini a Floris. L'elenco è lungo. "E' opportuno - spiegava Butti in un'intervista al Giornale - aumentare gli spazi informativi e di approfondimento che si ispirino a quella vasta area culturale del Paese che non si riconosce in Floris, Santoro, Gabanelli, Fazio & Co.". Questo lo spirito della bozza. Ma Garimberti non ci sta. E ribalta la frittata: "Ci sono dei limiti che non si possono superare. Certe regole che per ora vengono solo prospettate renderebbero il giornalismo omologato e uniforme". Quindi, la stoccata finale: "Ho fatto il corrispondente per anni nell’Unione sovietica di Breznev, certi ricordi ce li ho...".

Il Pdl chiede un presentatore terzo In realtà, basta fare un po' di zapping per capire l'indirizzo della televisione pubblica. "Non è possibile che un conduttore del servizio pubblico diventi un Cesare mediatico - spiegava Butti - il servizio pubblico è pagato dal canone: ciascun conduttore non può considerare sua proprietà lo spazio che gestisce". A turbare i sonni in casa di Garimberti, però, non è solo la doppia conduzione, ma molti dei rilievi descritti e pronti per la discussione a Palazzo San Macuto. La bozza regolarizza la satira che "non può diventare occasione per dibattere temi di attualità politica". Non solo. Il conduttore "dovrà avere un ruolo terzo, raffreddando i toni del dibattito, senza divenire il protagonista del format" e si dovrà far carico della responsabilità delle propeie scelte "sollevando la Rai da responsabilità civili o penali".

Il palinsesto di viale Mazzini Per garantire l'originalità dei palinsesti la bozza Butti prevede che i temi prevalenti di attualità politica o cronaca trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell’arco di otto giorni. "E' il cosiddetto 'comma Avetrana', non c’entra la politica - aveva chiarito il senatore del pdl - tutta la Vigilanza era nauseata per come la vicenda era stata trattata anche dalla Rai". E così la bozza propone di affidare al direttore generale e ai direttori di rete la responsabilità che un tema non occupi tutte le fasce e tutte le trasmissioni. Ora il tema è il pluralismo.

"La proposta consente a tutti i partiti di presenziare in ragione del loro consenso, anche ai radicali - continuava Butti - ora in tutti i talk c’è sempre un esponente di Fli che non s’è presentato alle elezioni".

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