Il delitto di Garlasco

Garlasco, due udienze per risolvere il giallo

Rito abbreviato e sentenza forse già il 18 aprile. Ma il gip potrebbe disporre altre perizie. Se Stasi sarà condannato otterrà lo sconto di un terzo della pena

Garlasco, due udienze per risolvere il giallo

Milano - Si comincia con la requisitoria del Pm. Troncata un’udienza preliminare che pareva interminabile, il giallo di Garlasco si fa dibattimento. Sarà un processo a porte chiuse e, forse, velocissimo: Alberto Stasi ha giocato la carta del rito abbreviato che garantisce, in caso di condanna, un robusto sconto di un terzo sulla pena. In teoria, due udienze, quella di oggi e la prossima fissata per il 18 aprile, dovrebbero essere sufficienti per arrivare a sentenza. Ma può anche essere che il gip Stefano Vitelli, lo stesso che in queste settimane ha ascoltato l’accusa e la difesa, disponga un supplemento di perizie. E allunghi i tempi verso l’estate. Era questa la sensazione che si percepiva a Vigevano nelle ultime tornate dell’udienza preliminare: nella testa di Vitelli erano disegnati molti punti di domanda e il giudice aveva già espresso l’idea di voler chiarire alcuni passaggi della tormentata vicenda. Poi il giovane ha chiesto l’abbreviato e lo scenario è cambiato, ma i dubbi restano.

In particolare, il gip vuol sapere se gli investigatori nell’aprire il pc di Stasi abbiano alterato, come sostengono gli avvocati dell’imputato, alcuni dati. Anche l’ora della morte, oggetto di infinite dispute fra i medici legali, potrebbe essere l’obiettivo di un’ulteriore indagine.

Tutto, comunque, è pronto. Il Pm Rosa Muscio ha già affilato le armi nel corso dell’udienza preliminare. Chiara Poggi era una ragazza mite, suggestionata e in qualche modo sovrastata da quel ragazzo, apparentemente uno studente modello, in realtà un giovane malato di pornografia. Stasi custodiva nel suo pc migliaia e migliaia di foto hard, maniacalmente catalogate: guardò sicuramente quelle immagini anche la mattina fatidica del 13 agosto 2007, nelle stesse ore in cui Chiara moriva nella villa di famiglia. Secondo il Pm, proprio nell’ossessione di Stasi per il corpo femminile va cercata la scintilla, peraltro fin qui indimostrata, del delitto: Stasi voleva forse costringere Chiara a rapporti particolari o forse voleva filmare con lei scene del tipo di quelle viste navigando in Internet. Certo, al fidanzato di Chiara è stato contestato un altro reato: la detenzione di materiale pedopornografico. La difesa sostiene che quelle immagini, relative a minori, sono state scaricate per errore, ma il perito della famiglia Poggi, l’ingegner Paolo Reale, risponde per le rime a questa ipotesi: «Navigo da vent’anni in Internet - ha spiegato al settimanale Gente - e non ho mai visto nulla di simile».

La Procura di Vigevano e i periti della famiglia Poggi procedono come un unico grande squadrone e hanno messo a segno diversi punti in un procedimento che resta indiziario. Si vedrà oggi la reazione del team di legali che cerca di salvare Stasi da una condanna pesantissima: si ipotizza che la Muscio possa chiedere nella requisitoria di oggi la condanna all’ergastolo. E’ vero che Stasi ha chiesto l’abbreviato, ma le aggravanti contestate, quella della crudeltà e l’altra dei futili motivi, potrebbero fa lievitare la pena. A quel punto lo sconto previsto dal rito salverebbe Stasi solo dall’isolamento diurno, ma non dal carcere a vita. Teorie.

Nei giorni scorsi, una contromossa è arrivata attraverso i giornali: Libero ha pubblicato il contenuto di un allegato alla relazione informatica del Ris dei carabinieri dell’11 dicembre 2007. Il quotidiano ha rivelato così che anche uno dei computer di casa Poggi aveva una certa familiarità con la pornografia, visti i migliaia di accessi a siti porno di cui è rimasta traccia. In sostanza, secondo questa lettura, Chiara era persona libera e disinvolta come il fidanzato: dunque il movente della perversione, meglio se contrastata da lei, cadrebbe. Gian Luigi Tizzoni, il legale dei Poggi, ha controreplicato spiegando che quel computer, fisso, era utilizzato anche dal fratello di Chiara, un adolescente; non solo: risulterebbe provata l’assenza di Chiara da casa tutte le volte in cui avvenivano queste incursioni nei siti proibiti. Come si vede, la guerra fra la famiglia Poggi e Alberto Stasi si combatte anche fuori dall’aula.

In udienza, però, Tizzoni chiederà un risarcimento altissimo: 10 milioni di euro.

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