Roma

«Gassman, il mio papà genio»

Lo ha realizzato nove anni fa, pochi mesi dopo la scomparsa di suo padre, e lo ha intitolato La voce a te dovuta, come una celebre raccolta di liriche scritte dall’amato poeta spagnolo Pedro Salinas. Un atto di amore per ricordare Vittorio Gassman. Per dedicargli un viaggio umanissimo dentro il dolore, dentro l’assenza, dentro la voglia di continuare a parlare con lui.
«Questo film ha girato molti festival - spiega Jacopo Gassman, ultimogenito del grande attore genovese - ed è stato presentato in molte kermesse prestigiose, tra cui Locarno. Nel rivederlo adesso mi sono accorto che in fondo si tratta di una riflessione sulla morte. C’è solo mio padre nel video: recita poesie, frammenti di spettacoli, alternando brani ironici e momenti più drammatici». Un ricordo che adesso, a dieci anni dalla morte del più grande mattatore della nostra scena (avvenuta appunto il 29 giugno del 2000), assume i contorni di un tributo quanto mai dovuto.
Non è un caso che il film verrà proiettato domani sera - insieme con La lunga strada di Tommaso Pagliai ed Emanuele Salce - nel corso di un «Omaggio a Gassman» promosso e organizzato dal teatro Quirino che vedrà gli interventi, tra gli altri, di Masolino D’Amico, Giorgio Albertazzi, Geppy Gleijeses, Paola Gassman, Ettore Scola. «Al di là dell’occasione rituale credo che ricordare mio padre - riprende Jacopo, regista di cinema e teatro in procinto di partire per Londra dove lavorerà a un importante progetto per la Royal Academy - significhi essenzialmente ribadire il valore della memoria. La memoria è permanenza in vita e non andrebbe mai smarrita, tanto meno nell’arte». Tanto meno quando si tratta di personalità che hanno segnato la storia della nostra cultura e del nostro immaginario. «È stato un artista così polivalente che credo che ognuno di noi ne serbi un ricordo personale. Se dovessi dire in cosa consiste per me la sua eredità maggiore e ciò che ho amato di più in lui non avrei dubbi: era un attore che arrivava alla recitazione attraverso viaggi altri; il recitare era solo l’approdo di una ricerca elaborata, profonda. Mi ripeteva sempre che solo la fatica ci fa trovare pace in noi stessi. Fatica e ascolto profondo di sé, degli altri, del mondo, dei libri, di tutto. Non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi trasmesso questa capacità di ascoltare».
Insegnamento di maestro ma anche affettuosa educazione paterna. «Era un padre dolcissimo e giocoso. A tre anni mi lesse tutta la Divina commedia, ma lo fece con una tale leggerezza! Mi ha avuto che era già grande di età (quando è scomparso io avevo appena vent’anni) e nel periodo in cui divenni ragazzo stava vivendo una fase molto intima, molto riflessiva: scriveva di sé, leggeva e studiava. Tra di noi c’era un scambio bellissimo. Ricordo che aveva composto una poesia in cui auspicava, per se stesso e per il futuro, di farsi istrioni archivisti: riservati, silenziosi nascosti. L’opposto, direi, della sua immagine più diffusa».
La serata, prevista alle ore 20.30, sarà arricchita da una mostra di fotografie di Diletta D’Andrea, ultima moglie di Vittorio Gassman. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Prenotazioni allo 800.

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