Economia

Generali, adesso la partita si sposta su Mediobanca

Della Valle assicura che non ci sarà alcuna ricaduta su Mediobanca dalla vicenda Generali. Ma di sicuro qualcosa in Piazzetta Cuccia succederà

Generali, adesso la partita  
si sposta su Mediobanca

Sostiene Diego Della Valle che «non ci sarà nessuna ricaduta su Mediobanca» dalla vicenda Generali. Il patron di Tod’s parla a ragion veduta essendo il consigliere di Generali che ha dato il via alla protesta interna al consiglio, culminata con le dimissioni del presidente Cesare Geronzi. E il signor Tod’s è anche azionista nel patto di sindacato che governa Mediobanca e pure in quello della Rcs-Corriere della Sera. Ma qualcosa, in Piazzetta Cuccia, succederà: l’uscita di scena di Geronzi dalla galassia della finanza del nord, non sarà senza conseguenze in Mediobanca. Certo, se Della Valle si riferisce ai manager, nulla da dire: «Mediobanca fa il suo mestiere, ha degli ottimi manager. Non credo proprio» che cambierà qualcosa, ha detto. Ed è sicuramente vero. Ma il punto è un altro.

È al patto di sindacato che bisogna guardare per capire se cambieranno gli equilibri. Parliamo di quel «parlamentino» che detiene il 44,3% del capitale di Mediobanca e che funziona secondo regole ferree. Nel patto ci sono tre anime: le banche, con il 15,4%; i 22 privati con il 18,9%; e i soci esteri con il 10%. Un assetto generato dopo l’uscita di Vincenzo Maranghi nel 2003, e basato negli ultimi anni da due elementi di fondo. Il primo è dato dalla quota che fa riferimento ai «francesi» amici di Vincent Bollorè, vale a dire quel 10% di soci esteri; il secondo dalla diminuzione del peso del patto sul capitale, ridotto al 44,3% per sbalzi successivi dall’originale 56%. Ed è su questi punti che si muoveranno le prossime pedine di qui al 30 settembre, data ultima per le disdette dell’accordo che scade il 31 dicembre.

Ieri, in un’intervista a Repubblica, il presidente di Unicredit nonché vicepresidente di Mediobanca, Dieter Rampl, ha detto che «tra i soci dovremo fare qualche discussione sul funzionamento della governance del patto Mediobanca». E per governance si intende il rapporto tra i pesi di banche, privati, e stranieri. Il che, detto dal primo socio di Piazzetta Cuccia (con l’8,6%), non è acqua fresca. E dietro a Rampl c’è uno dei protagonisti che hanno portato alla cacciata di Geronzi, cioè Fabrizio Palenzona, plenipotenziario della Crt, grande socio di Unicredit.

Nel mirino c’è Vincent Bollorè: è stata la sua improvvisa ostilità nei confronti del management di Generali, accusato di poca trasparenza e quasi di falso in bilancio, l’elemento decisivo nell’epilogo finale. A pagare è stato Geronzi, che a Bollorè doveva l’appoggio per essere arrivato a Trieste. Ma il vero terremoto lo ha causato il finanziere francese, che certo non poteva essere sfiduciato, essendo uno dei pilastri della stessa Mediobanca, a sua volta primo socio della compagnia.

Difficile che Bollorè se ne vada dal patto, dove detiene personalmente il 5% di Mediobanca, ma è autorizzato a salire al 6%. Potrebbe però indebolirsi la sua compagnie: Groupama, che ha il 3%, è stata fermata sulla strada della conquista di Fonsai. E la richiesta a prendere una quota del 20% potrebbe essere una formalità a cui non dare più seguito. C’è poi l’1,8 del Santander di Emilio Botin: una quota originariamente legata a Bollorè tramite l’amicizia di Botin con l’ex presidente delle Generali, Antoine Bernheim. La recente uscita di Ana Botin dal cda delle Generali potrebbe essere il segnale del disimpegno. In sintesi, il primo indiziato a essere ridimensionato, dopo le ultime vicende, è Bollorè: o attraverso lo svincolo della sua quota dal patto, o tramite l’alleggerimento dei suoi partner. Di certo lo strappo nel cda del 16 marzo tornerà a farsi sentire.

L’altro elemento probabile è la discesa del patto nel capitale: dall’attuale 44,3% si potrebbe pensare a una quota futura tra 30 e 40%, attraverso l’uscita di alcuni privati. Ma non di Fininvest che, anzi, è candidata a salire dall’1 al 2% conferendo la quota oggi detenuta fuori dal sindacato.

Presto per dire di più, anche se qualche elemento di discussione potrebbe iniziare già con il cda convocato per martedì prossimo.

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