Quella Generation(s) che parte da lontano e dà spazio ai giovani

Sarà il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini a inaugurare l'89ª edizione del salone fiorentino

diPerché Dario Franceschini inaugura l'edizione numero 89 di Pitti Immagine Uomo? La risposta è una sola: il ministro ai beni culturali del governo Renzi ha scoperto che gli imprenditori della moda sono molto generosi quando si tratta di salvaguardare il patrimonio storico e artistico italiano. Molti han messo mano al portafogli anche quando non esisteva il cosiddetto Art Bonus, ovvero il decreto-legge per favorire il mecenatismo con l'abbattimento del cumulo fiscale. Questa misura di cui Franceschini è giustamente fiero nel 2015 ha fatto donare alla cultura 57 milioni di euro, speriamo ne arrivino molti di più l'anno venturo anche perché nella sola New York hanno raccolto 760 milioni di dollari per il rifacimento del Whitney Museum costato tra l'altro 422 milioni: circa 340 meno del previsto. Da noi una cosa simile non succederebbe mai, ma in ogni caso Firenze, capitale di una regione che custodisce il 60 per cento del patrimonio artistico rinascimentale, per questo Pitti ha veramente fatto grandi cose sul fronte culturale. Una per tutte è la riapertura dello storico teatro Nicolini un tempo detto «del cocomero», appena restituito al suo splendore Seicentesco e subito prestato a ospitare la performance di Marco De Vincenzo, il talentuoso designer scelto come guest designer di Pitti per la moda femminile. Sensazionale anche la location scelta per festeggiare l'esordio di Doppia, griffe fondata da Alain Fracassi e Albert Carreras: il mitico Opificio delle Pietre dure dovo sono in corso i restauri di opere firmate da Beato Angelico, Leonardo e Vasari. Come se questo non bastasse in questo luogo straordinario oggi pomeriggio sarà presente anche Josè Carreras, il grande tenore nei teneri panni di un padre che sostiene l'iniziativa del figlio. D'altro canto il tema del salone è Generation(s)- scritto proprio così, con l'atteggiamento fighetto di chi conosce l'inglese come le sue tasche e mai come quest'anno si è dato spazio ai giovani. Per la prima volta si svolge a Firenze l'International Woolmark Prize, lo storico premio destinato ai nuovi talenti dello stile che ha segnato l'inizio delle carriere di Lagerfeld e Saint Laurent. La costola maschile del concorso Who's on next promosso da Vogue Italia si avvale del sostegno di Mini oltre che dell'intero fashion system come sempre in ginocchio davanti alle iniziative di Franca Sozzani. Nell'ambito di Pitti Italics oggi debutta con la collezione eponima il fiorentino Federico Curradi che ha dato ottima prova di sé da Cavalli prima e da Iceberg poi. Domani invece sarà la volta di Vittorio Branchizio (altro emergente italiano) e del coreano Juun.J di cui nessuno sa niente tranne i soliti noti che usano espressioni tipo «fashion buzz» o «influencer». Pur non appartenendo alla generazione che chiamava il tennis «pallacorda», troviamo tutto questo vagamente ridicolo. Ma non ci fa ridere per niente la scelta di far sfilare tre migranti del Mali sulla passerella di Generation Africa, un gruppo di giovani stilisti che producono e lavorano nel continente nero.

Il terzetto ha richiesto l'asilo politico, ma con quel che sta venendo fuori sul tragico capodanno in Germania per non parlare dell'orrore senza fine sulle carrette dei mari, l'iniziativa ci sembra come minimo discutibile.

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