Cronache

«Ai Bagni Benvenuto viaggiando sul celere E»

Caro Massimiliano bellissimo constatare come i lettori si appassionino nel leggere e nello scrivere loro stessi del passato, di quello che di bello era a Genova nella seconda metà del secolo passato, quando finita la guerra cominciava quel periodo di tranquillità e «benessere» che tutti (quelli rimasti) si portano ancora nel cuore. Io sono nata nel'59 e i miei primi ricordi arrivano negli anni'60. Tante cose scritte in questa rubrica dai nostri lettori sono vivissime anche dentro di me, come il cieco che suonava la fisarmonica in Via Luccoli, quando piccolina frequentavo la scuola di danza classica di Mario Porcile che si trovava al 23 di Piazzetta Luccoli. Sentire le note di quella fisarmonica faceva parte di quelle consuetudini che coloravano la mia giornata. Un'altra cosa che deliziava il dopo lezione di ballo era il meritato kraffen con la panna da Buonafede, l'ottima latteria che ancor oggi si trova in fondo a vico Casana e che, mi diceva proprio giorni fa il titolare, quest'autunno compirà 100 anni. I ricordi di bambina sono tanti e in questo periodo corrono alle estati lontane, in cui chissà perché il caldo sembrava meno caldo e diciamolo «esistevano ancora le mezze stagioni». Io, la mia giovane mamma e la mia sorellina avevano la cabina ai bagni Benvenuto, oggi chiamati Squash, e ricordo perfettamente che tutte le mattine dal primo di giugno fino al 15 settembre si prendeva il celere E che ci portava davanti agli stabilimenti in corso Italia. Noi abitavamo in via Rimassa e salivamo al semaforo di corso Marconi, dopo tre fermate si era arrivati e con secchielli palette si scendeva felici in spiaggia per poi tornare rigorosamente a piedi a casa a mezzogiorno perché papà rientrava per il pranzo dal lavoro.

Non so se è perché tutto ciò che è passato si ricorda col filtro, ma il mondo sembrava migliore, e con lui la nostra città nella quale oggi riesco a vivere a malapena.

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