Cronache

Così Genova dimentica il suo patriota

Le note dell'inno di Mameli verranno suonate durante i festeggiamenti della festa della Repubblica a Roma. Una delle numerose occasioni per mostrare l'attaccamento ai valori della patria. Quei valori spesso dimenticati e accantonati, per poi essere ripescati solamente in occasione di eventi sportivi, quasi come se fossero un capo ufficiale da vestire solo in caso di solenni celebrazioni. In mezzo a quei temi che i padri della patria vollero trasmettere ai posteri, purtroppo sempre più disinteressati al passato ma quanto mai attirati, per non dire ipnotizzati, dalle distrazioni contemporanee, anche la figura di Goffredo Mameli sta diventando vittima dell'indifferenza generale e del menefreghismo, ancora più grave, delle istituzioni. Pochi, infatti, hanno presente la figura patriottica di Goffredo Mameli. Morto in battaglia durante la difesa della Seconda Repubblica Romana nel 1849 a soli ventidue anni, Mameli si distinse per diverse gesta, come quella, più celebre, dell'esposizione del tricolore per festeggiare il 101° anniversario della cacciata degli Austriaci da Genova nel 1847. Pochissimi, invece, sono a conoscenza della casa natale di Goffredo Mameli a Genova. Situato al numero 30 di piazza San Bernardo, a pochi passi da Palazzo Ducale e da Piazza delle Erbe e in piena zona movida, l'edificio che ha assistito alla nascita dell'autore dell'inno nazionale giace ora rovinato dall'incuria del tempo e dei vandali. Quelle strade, purtroppo, sono più conosciute per i vari locali che intrattengono le notti di divertimento dei giovani genovesi che per aver ospitato i natali di uno dei patrioti più importanti dell'Italia. L'anonimato ed il degrado rendono la casa di Mameli come uno dei tanti palazzi d'epoca lasciati a loro stessi e a non pochi) incivili.
Una condizione di assoluta trascuratezza combattuta da un'isolata targa, anch'essa abbandonata alla sua sorte e posta oggettivamente ad un'altezza forse un po' troppo elevata, che ricorda, ai pochi volenterosi che ci buttano uno sguardo, cosa avvenne quel 5 settembre 1827. E così, anziché costituire un'interessante meta di turismo e cultura, la casa di Goffredo Mameli diventa scenografia, peraltro scadente, della movida dei caruggi. La colpa di questo degrado viene spesso e volentieri addossata ai gestori dei locali che, in quanto tali, sono ritenuti, da una buona fetta dell'opinione pubblica, come diretti responsabili dell'ordine e della sicurezza nella zone antistanti al loro bar. Come se i titolari dei bar dovessero pensare anche all'educazione e al senso civico. È facile puntare il dito contro i «giovani» e la movida, o ancora peggio, contro i gestori dei locali. Sono le istituzioni a non mantenere a dovere la casa di Mameli.

Le stesse istituzioni e autorità che, per prime, dovrebbero dare il buon esempio.

Commenti