Cronache

IL DERBY DEI LETTORILa nostra Italia non è povera di giovani talenti

Caro Massimiliano, in questi ultimi giorni su quasi tutti i giornali molti opinionisti sportivi «scoprono» che i giovani italiani sono bravi e che sul campo ci sanno fare, una generazione agli onori della ribalta.
La gente si meraviglia, ma come più volte accennato, forse oggi è più facile di ieri perché è la società che è diversa (i giovani di oggi sono molto meno timidi sul campo) ed anche il calcio non sfugge al trend in atto. Basta guardare anche il look dei ragazzi per capire che il presente non è come il passato. Giocare al pallone nelle giovanili delle squadre professionistiche è un fatto di piedi, di gambe, ma in particolare di testa. Una volta c'era il rispetto per l'anziano, quando entravi nello spogliatoi della Prima Squadra avevi vergogna a spogliarti. Il giovedì quando si andava a Sant'Olcese a fare la partita con la prima quasi avevi vergogna solo a metterti vicino a Damiani o marcare Pruzzo e Bruno Conti. Uno dei pochi che tra noi si mostrava più spavaldo era sicuramente Sebino Nela e forse non è un caso la carriera che ha fatto.
Il calcio segue ed anticipa i fenomeni sociali, pertanto il campo è lo specchio della vita (sportiva). Questi ragazzi quando esordiscono sono più maturi (sportivamente) e pronti di quelli degli anni '80, ed anche il sistema li ha favoriti.
Oggi giochi a zona, una volta eri a uomo e quindi se beccavi la giornata sbagliata potevi fare una bella o una magra figura. Oggi se tu hai avuto una buona scuola calcio, cioè provieni da una primavera dove ti hanno insegnato e magari giochi come la prima squadra, è tutto più facile.
Tanti giovani che ho visto l'anno scorso in Primavera sono ora in serie B o in Lega pro e giocano con ottimi risultati.

Concludendo, ben venga la generazione degli anni'90 e si capisca che il nostro campionato non è povero di talento, anzi ce n'è anche troppo e non c'è nulla di cui meravigliarsi se in Italia crescono giovani campioni.

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