Cronache

L’avvocato «testa» le serrature Lo scambiano per scassinatore

L’avvocato «testa» le serrature Lo scambiano per scassinatore

Poliziotti amici dei bambini. Sempre e ovunque. Tanto da risultare sempre più spesso i primi ad essere chiamati, anche dai giovanissimi, per intervenire in soccorso, per fornire un aiuto, per organizzare un intervento. Il più recente episodio che conferma la regola è avvenuto nel centro storico genovese, una città nella città in cui anche i ragazzi, anche i bambini si abituano subito a fare i conti con la delinquenza, la cosiddetta microcriminalità, l’insicurezza ad ogni ora del giorno e della notte, anche quando si è chiusi in casa e si dovrebbe essere protetti dalla legge delle «quattro mura domestiche». E invece...
Capita che un tredicenne italiano sia stato lasciato solo dalla madre, che ha dovuto accompagnare in fretta e furia la sorella al centro grandi ustionati dell’ospedale Villa Scassi per via di un incidente in casa che le ha procurato ustioni estese e dolorosissime. Il ragazzo non ha paura di quella situazione, già altre volte si è trovato a dover aspettare a lungo la mamma e non si è mai preoccupato più di tanto. Ma ora, ... ora sente improvvisamente dei rumori che provengono dalla porta d’ingresso. Sono cigolii sinistri, sembrano proprio tentativi di forzare la serratura per entrare in casa.
È lucida la reazione del ragazzo: non di panico, non di tremori, di sudori freddi o di piagnistei. Lui, invece, si avvicina quatto quatto alla porta, senza far rumore, guarda attraverso lo spioncino e vede che c’è un uomo, perfettamente sconosciuto, che rovista nella serratura.
Allora il tredicenne intuisce il potenziale pericolo e chiama il 113: «Venite subito, l’indirizzo è questo, c’è qualcuno che sta cercando di entrare in casa mia». La pattuglia della Squadra Volanti della Questura accorre in un amen, entra nel portone, sale le scale verso l’appartamento e... si trova di fronte un uomo. Ha in mano qualcosa che assomiglia a una serie di chiavi.
«Lei che ci fa qui?» domandano gli agenti. Immediata la risposta: «Sì, sono io che armeggiavo nelle serrature. Sono un avvocato. Mi hanno incaricato di fare una perizia in un alloggio di questo stabile, ma non mi hanno precisato il numero interno. Così - aggiunge candidamente il legale sorpreso in atteggiamento abbastanza illegale - mi sono messo a provare le varie serrature per vedere quale corrispondesse alla chiave che mi avevano consegnato...».
Il mistero sembra risolto. Ma i poliziotti insistono, comunque, ad approfondire i particolari, fino al completo chiarimento che scagiona l’avvocato, pur facendogli cortesemente presente che, insomma, la procedura non sarebbe proprio quella più consona ad essere applicata da un uomo di legge. Tutto bene. Gli agenti della volante possono tranquillizzare definitivamente il ragazzo e complimentarsi con lui per il comportamento razionale tenuto nella circostanza.


«Ancora una volta - sottolinea in proposito Laura Rossi, funzionario della Questura di Genova - è risultata utile l’attività svolta dalla Polizia di Stato nei confronti dei cittadini più giovani, in particolare attraverso gli incontri nelle scuole, con campagne di informazione mirate a una cultura della legalità e della solidarietà sociale, dove il poliziotto diventa davvero amico dei bambini, e i bambini stessi imparano ad avere fiducia nella Polizia alla quale si rivolgono in caso di bisogno, attraverso il 113».

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