Cronache

L'artista che ama le finestre

Dico finestra e penso spazio, anzi: «Aria». È a questa, del resto, che Ilaria Doria ha chiesto di tenere a battesimo il suo debutto espositivo in assolo. La sede, quanto mai Liberty, è il Palazzo della Borsa. L'appuntamento col pubblico, dopo la vernice che si terrà stasera, fino a domenica 30 (ingresso libero: ore 10-19). Nella mostra «Aria», promossa con la collaborazione, fra gli altri, della Fondazione Edoardo Garrone, l'artista presenta una serie di dipinti che corrono su un unico filo di Arianna e dunque fedeli alla propria rotta. Quella che accenna e sottende ma al tempo stesso nega l'orizzonte in ciascuna delle finestre dipinte da Ilaria Doria. Orizzonte interno ed esterno, perché allo sguardo è concesso di saziarsi «solo» di lei, finestra o di un suo dettaglio. Per scoprire così che il «resto», l'altro dal visibile, che comunque sempre vi appartiene, ne è parte altrettanto costituente e costituibile. E qui entra in gioco il fruitore, che di fronte all'invito della finestra che però si sottrae al suo «dovere» - il lasciar guardare attraverso, assicurando protezione - inizia a muoversi dentro la pittura e dunque nello spazio di un mondo che è già altro. «Dopo essermi dedicata molto alla scultura e al video mi sono orientata naturalmente sulla pittura e il tema della finestra ha iniziato a emergere» racconta l'artista. «Una generava la successiva» prosegue la Doria, che sente la finestra come una sorta di diaframma. Spazio di vita e dunque di tempo, possibilità di compenetrazione come del contrario: comunque non nota, da cui anche il cromatismo contenuto, quasi decantato. E dove il tempo e lo spazio, del resto, sono sublimati nell'installazione al centro della sala con tante edizioni in lingue diverse, dall'arabo al cinese, dell'Odissea: una sorta d'indizio su possibili mondi. Le finestre di Ilaria Doria nella loro sintesi, che è alchimia di rigore e grazia, ne evocano alla mente, subito, infinite altre, dall'arte alla poesia. Ma mi piace pensare che lei, nata a Parma ma genovese da anni, abbia trovato qui il «la» della sua ricerca. In quelle finestre dipinte ora fresche di restauro adesso quasi cancellate dal tempo che fanno capolino lassù, sulle facciate dei palazzi dei Rolli come dei più semplici. In quei segni quasi esclusivi della nostra cultura di cui Ilaria Doria ha forse voluto raccogliere il testimone per invitarci, con le sue finestre, a scriverne un'altra.

Ovviamente la nostra.

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