Cronache

La lezione di Saint-Tropez alla sciatteria di Genova

(...) A un centro storico che dovrebbe essere la ricchezza di Genova e che invece viene impoverito in continuazione. Pensate al popolo delle crociere, che per Genova - grazie anche all'oculata gestione dell'Autorità Portuale di Luigi Merlo, che ha puntato decisamente sulle navi passeggeri, facendo anche operazioni culturali intelligenti come quella della mostra sul Rex a Palazzo San Giorgio - è un valore assoluto e che cresce di mese in mese, con numeri record di viaggiatori che sbarcano in città. Ma, al momento di scegliere l'escursione, troppo spesso optano per Portofino, anche legittimamente, ci mancherebbe altro, o per l'outlet di Serravalle. Stessa storia, tutto legittimo. Però, se magari facessimo qualcosa in più per farli restare a Genova, certo non sarebbe male. E questo, certo, non è colpa di Msc o delle altre compagnie che fanno tappa a Genova, nè tantomeno dell'outlet che fa tutto il possibile per accaparrarsi clienti. È il suo lavoro.
Il problema è quello di fare tutto il possibile per tenerli in città, per fargli capire che la bellezza è qui. «A Saint Tropez, la gente si chiede perchè...» dice la canzone. Ma anche a Genova si chiede perchè. E, al proposito, nei giorni scorsi Il Secolo XIX ha pubblicato nelle pagine genovesi una lettera illuminante, intitolata «Centro storico, il nostro outlet», firmata da Giorgio Victor. Ne cito ampi stralci perchè credo sia illuminante e, soprattutto, va nella stessa direzione di una lettera che mi scrisse un grande genovese come Pietro Romanengo, uno che ci fa essere orgogliosi di portare il suo nome nel mondo. «È vero che la città si costruisce ogni giorno» ha scritto Romanengo, il signore del cioccolato, una specie di Willy Wonka innamorato dei vicoli. Così come l'altro lettore: «Lei, signor sindaco, vivendo nel centro della città ricorderà quanta operosità vi era nei nostri vicoli, negozi, laboratori artigiani e perfino magazzini. Praticamente, lì si svolgeva tutto il commercio più importante. Poi, molta popolazione si è decentrata e si sono creati altri poli di attrazione commerciale, quindi i supermercati e per finire l'outlet che hanno decretato di fatto il tramonto del centro storico». Qui, l'idea. Che il rilancio della città riparta dalle botteghe e dagli artigiani, dalla trasformazione dei vicoli «in un grande outlet, come in effetti era 40 anni fa...». La differenza sta nel bellissimo mercatino a cielo aperto della città francese, trionfo di gusti e di bellezza, e nel confronto con il vergognoso suq di via Turati o di piazza Raibetta.
Insomma, basta vedere. Basta farsi un giro nei vicoli, basta aprire la finestra, basta guardare altrove, basta pensare a Saint Tropez. E la soluzione è lì. In una ricerca di arredo urbano, di bel turismo, di ribaltamento della logica vergognosa per cui i vicoli sono una sorta di ghetto dove vigono logiche di extraterritorialità e, una volta che sai le regole, tutti possono convivere.La bellezza, la straordinaria e straniante forza di Genova è lì a portata di mano. Il centro storico più grande del mondo è lì. La storia, fatta di botteghe storiche e di profumi e di sapori e di emozioni, è lì. Il passato, straordinario, aiuta a vedere come si potrebbe essere e non semplicemente a guardarsi all'indietro rimpiangengo il bel tempo antico.
Basta volerlo, basta accorgersene, basta voler bene alla propria città ed esserne innamorati. Sapendo che persino un'ex casa chiusa - al centro di gettonatissimi tour organizzati da varie associazioni - ha un valore assoluto di storia e di bellezza.

Mentre non ce l'ha chi tratta la sua città, la sua gente, i suoi valori, le sue bellezze, come una casa chiusa, tenutari di un bordello senza nemmeno la dignità delle maîtresses.
(6-continua)

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