Cronache

«Noi del Cus, realtà intramontabile»

Se sentiamo nominare Marco Bollesan non possiamo che pensare alla palla ovale. Grazie a lui il Cus Genova Rugby ha vissuto gli anni d'oro della sua storia. Negli anni '70, infatti, la squadra raggiunse per ben tre volte il secondo posto assoluto. Tornando in sella ai giorni d'oggi, tra discese e risalite, la formazione cussina rimane comunque protagonista in B, sfiorando più volte il ritorno nella massima serie come accaduto nella stagione 2011/12. La rincorsa al sogno di tornare sul palcoscenico nazionale più prestigioso continua. Anche quest'anno. Il Centro Universitario Sportivo genovese, nell'arco della sua lunga storia, non ha sfornato solo ottimi atleti negli sport di squadra. Attraverso i racconti del presidente Mauro Nasciuti ripercorriamo alcuni fatti salienti della nascita del Cus genovese, avvenuta nel 1947, e dei suoi campioni.
Sessantacinque anni di storia, di cui più di quaranta presieduti da lei. Come è cambiato il Cus nel tempo?
«All'inizio, fino agli anni '60, il Cus era semplicemente una rappresentanza studentesca che amava lo sport e che in accordo con l'Università di Genova aveva stipulato una vera convenzione, al pari di molte altre realtà del tempo. La nostra politica è sempre stata quella di non chiedere contributi economici ma di far in modo che fossero messe in piedi delle leggi, a livello nazionale, che garantissero l'attività sportiva all'Università e, a livello locale, attraverso degli accordi precisi con l'Ateneo. Un meccanismo importante scattò con una legge del '69 per la quale una percentuale fissa del 2% sull'edilizia doveva essere obbligatoriamente spesa per l'Università. Ciò ha permesso a tutte le strutture studentesche di dotarsi di impianti sportivi. La mia vicinanza al Cus è avvenuta in occasione della prima realizzazione concreta dei frutti di quella legge».
Su queste basi nasce così il primo impianto sportivo del Cus di Genova...
«L'Università acquistò i locali e gli spazi circostanti dell'industria petrolifera “Esso” di Via Montezovetto che stava abbandonando Genova per trasferirsi a Roma. L'impianto era, ed è tuttora, dotato di 3 campi da tennis e un campo polivalente. La vera realizzazione importante però è stata quella di Viale Puggia dove è stato costruito il Campus sportivo universitario, ora conosciuto con il nome di Palacus».
Due vostri atleti sono arrivati alle Olimpiadi. Si può dire che l'attività agonistica è il fiore all'occhiello della vostra realtà sportiva?
«Per quanto riguarda l'atletica leggera sicuramente non posso non citare Emanuele Abate e Silvia Salis, giovani entrambi cresciuti tra le mura del Cus. Attraverso il duro lavoro hanno ottenuto grandi risultati come la prestigiosa qualificazione alle Olimpiadi di Londra 2012; sono stati e continuano ad essere un vanto per Genova e la Liguria. Soffermandoci invece agli sport di gruppo spicca la squadra maschile di pallavolo e il team del Cus Genova Rugby. Quest'ultimo possiede una storia lunga 65 anni con la partecipazione a ben 15 campionati in serie A, 41 in B e solo 6 in C».
L'anno scorso il Cus Genova Rugby ha sfiorato la promozione in A. Quest'anno avete speranze di agguantare davvero la massima serie?
«Dopo un inizio non dei migliori abbiamo subito recuperato punti importanti per risalire in classifica. Ci teniamo a fare bene soprattutto davanti al nostro pubblico dello stadio Carlini. L'anno scorso abbiamo disputato un campionato strepitoso ma purtroppo ci hanno ostacolato le fasi dei playoff. Non sarà facile ripetere un'annata simile ma non è impossibile. Possediamo una squadra determinata, forte e ambiziosa.

Senza dimenticare tutto lo staff degli allenatori, collaboratori e dirigenti, tra questi ultimi non posso non nominare Graziano Arnulfo, Stefano Bertirotti e Gian Emilio Agrone».

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