Cronache

Nuova Samp: Garrone, Krsticic e stadio

(...) da tutti i punti di vista: economico, chiaro, visto che, soprattutto di questi tempi, è raro trovare chi ripiani 38 milioni di euro sull'unghia, solo perchè crede in un progetto. E questo è avvenuto non più tardi di una settimana fa, all'assemblea dei soci. Poi, vanno bene dal punto di vista umano, avendo la capacità di affrontare il calcio con un tatto che non è normale, nè abituale nel calcio di oggi. E il terzo valore assoluto dei Garrone-Mondini è quello della passione: mentre Duccio non perdeva occasione di ricordare come fosse stato costretto a prendere la squadra blucerchiata e facesse sempre trasparire il suo non eccessivo entusiasmo per il calcio (tranne poi, a un certo punto, lasciarsene travolgere), Edoardo, Monica e Vittorio vivono il Doria prima di gestirlo. E, nel calcio, aiuta.
La seconda certezza è un calciatore, uno solo, su una rosa sterminata, dalla qualità inversamente proporzionale all'affollamento. Si tratta di Nenad Krsticic, certamente il migliore durante tutto il campionato blucerchiato, capace di cambiare le partite con le sue giocate. Fino a poco tempo fa, la sua storia di malato grave che solo un luminare come il professor Carella (sampdoriano doc, fra l'altro) aveva salvato e riportato in campo, era una bella storia edificante di calcio. Ma ora, vedendo i risultati di Nenad, è anche la storia di un miracolo sportivo, non solo umano. E domenica pomeriggio, prima della partita con la Fiorentina, ha fatto di più Krsticic con le stampelle che i quattordici scesi in campo senza stampelle. In più, oltre al giovane serbo, si può aggiungere Daniele Gastaldello, imbarazzante domenica scorsa, anche al netto dell'espulsione, ma sempre valore aggiunto, anche umano, di questa squadra.
La terza certezza, che certezza purtroppo ancora non è, è lo stadio di proprietà. Per la Sampdoria sarebbe la vita, per Genova rischia di essere l'ultimo treno. Nei giorni scorsi abbiamo lanciato il dibattito e, dopo Gianni Plinio, oggi interviene Andrea Cevasco, mentre domani sarà il turno di Donatella Mascia e Gian Luca Fois, oltre che dei nostri ottimi Diego Pistacchi e Federico Casabella. Comunque la si veda, questa è la partita della vita per Genova. E noi, ovviamente, ci siamo.
Invece, non inserirei per nulla fra le certezze Delio Rossi. Il popolo blucerchiato l'ha acclamato troppo presto e troppo superficialmente come un salvatore della patria, ma quando si fanno tre punti in sette partite, c'è qualcosa che non va. E, se non fa attenzione, la Sampdoria rischia il drammatico bis di due anni fa. E non aiuta continuare a dire che «ci sono dei valori», che «la classifica fortunatamente è rassicurante» e che tutto va bene madama la marchesa. Mentre la squadra sprofonda verso il baratro.
Insomma, stiamo vivendo una situazione di questo tipo. E, sinceramente, mi pare surreale che coloro che vedevano il povero Ciro Ferrara (che era tutt'altro che un fenomeno della panchina, anzi) come l'origine di tutti i mali, oggi descrivano Rossi come un genio degli allenatori. La media punti racimolata non è poi così lontana, ma soprattutto Delio ha avuto dalla sua una fortuna che Ciro non si è sognato nemmeno lontanamente. Anche il cuore blucerchiato più tifoso non può negare senza timore di diventare rosso (e magari un po' pure blu) che le vittorie contro Juventus, Chievo e Parma sono state accompagnate da una notevole dose di fortuna. E, senza i gol di Icardi, uno che ha giocato per caso, saremmo qui a raccontare tutt'altra storia.
Soprattutto, l'ultima Samp di Rossi - dopo un bell'inizio - è assolutamente inguardabile: senza schemi, senza idee, senza gioco, senza coda, nè soprattutto capo. La negazione del calcio. E lo sguardo, giustamente infuriato, di Edoardo Garrone quando ha abbandonato lo stadio domenica, parlava chiaro.
Ecco, credo che questo tecnico, evidentemente senza più stimoli a Genova, vada fermato.

Non confermato.

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