Cronache

Paolo Villaggio fa 80: «Ma mi sento ancora il giovin signore che saltella»

Genova si ricorda, ogni tanto, di celebrare i suoi «figli d'arte» in genere li ricorda ogni cinque anni. È il caso di Paolo Villaggio, che cinque anni fa, allorché compiva 75 anni, venne beatificato al Carlo Felice (sotto la regia dei «Buonavoglia») e a distanza di cinque anni, verrà celebrato a Tursi, proprio in occasione dei suoi 80 anni, venerdì 18 gennaio.
Successo anche a Gino Paoli, che venne celebrato al compimento dei suoi 70 anni, ma la serata (in verità) fu abbastanza infausta e sembra che lui abbia chiesto di non pensare ad altre sue celebrazioni o cose simili.
Orbene, ecco che per i suoi 80 anni, addirittura il Comune di Genova vuole rendere omaggio certamente ad uno dei grandi attori comici d'Italia, attore ma anche regista e scrittore. Il suo nome è indissolubilmente legato alla figura del ragionier Fantozzi, la sua creatura cinematografica e poi letteraria più fortunata.
Curioso personaggio Paolo Villaggio che, ormai lo sanno tutti, è nato a Genova il 31 dicembre del 1932 e non nel '38 come lui malvagiamente ha voluto far credere fino a qualche anno fa.
Le sue interviste sono graffianti, provocatorie, ovviamente molto divertenti. Sentite questa sua dichiarazione: «Adesso, persino a Genova, dove per anni mi hanno considerato un coglione, se mi vedono allo stadio mi applaudono. Anche i critici mi amano. Vuol dire che la morte si sta avvicinando».
Ultimamente ha confessato alcune sue verità: «Fantozzi - ha detto Paolo - sono io. Il mio timore di essere mediocre è scomparso grazie a lui. E si è trasformato nella consapevolezza di essere speciale». E ancora: «I miei piatti preferiti che ricordo? Farinata di Cavanna in via Fieschi. Focaccia al formaggio di Recco, lasagne al pesto da Cicchetti, stoccaffisso accomodato dal Toro a Sampierdarena, torta pasqualina, cima e zucchine ripiene».
A Tursi, il 18 di questo mese, ci saranno in tanti a festeggiarlo: in primo piano proprio lui, Renzo Piano, Poi Paolo Fresco quindi il fratello Piero di cui Paolo ha detto: «...sembra Ho Chi Min. Spesso gli chiedono se è mio parente e lui risponde no: no non lo conosco».
Cosa potrà dire di diverso da quanto disse cinque anni fa al Carlo Felice? Non molto. Allora a chi gli chiedeva come vivere «dentro» i suoi 75 anni rispondeva: «È buffo, quando mi guardo allo specchio non ho la percezione del mio aspetto, mi pare di essere ancora il giovin signore che saltella, che ha molti capelli. Ho la presunzione e l'inganno di essere così. Poi mi vedo in un film e allora “ammazza che vecchio!” penso».
Naturalmente gli chiederanno anche se per lui la corazzata Potemkin «è ancora una boiata pazzesca!». E lui risponderà come cinque anni fa: «Resta una battuta epocale, contro i luoghi comuni, perché allora per una certa sinistra definire così quel film, è stato liberatorio».
E cosa dirà della sua Genova che, proprio sabato 18 lo onorerà alla grande? Ebbe a dire, cinque anni fa che «Genova si è estinta, ha perso il suo slancio. È una città da vecchi e la vecchiaia è stagione di malinconia». E ancora ricordava: «...ditemi, dove si compra oggi la focaccia buona? Da Mario in via San Vincenzo? Troppo facile. La città, quella che dico io, aveva 500 tripperie, la farinata si trovava ovunque, alle sette di sera c'era la coda. Mi mancano ristoranti come il “Toro”, sotto la Lanterna, con quel tavolone comune dove si mangiava in trenta».
Ma nonostante tutti questi malinconici ricordi, Paolo Villaggio tornerà nella sua città, contento di essere festeggiato per i suoi 80 anni: «Sono felice perché ritroverò i miei vecchi amici e poi è bello tornare nella città dove sei nato».
E naturalmente, in quel «venerdì del Villaggio» a Tursi, non mancherà la sua solita provocazione sulle sue ultime ore di vita: «Le vivrò a Sori - disse già cinque anni fa - mi farò cremare e poi una gran bella ragazza giovane, mi butterà nel mare che amo tanto. Altrimenti, se diventa complicato, ho già pronto un ristorante di Sori che mi farà bollire. Ore, ore e ore...».
Paolo Villaggio, dissacratore.

A 80 anni potrà dire davvero quello vorrà.

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