Cronache

La ragnatela di Saggese che ha soffocato i Comuni della Liguria

(...) Per ora l'indagine ha consentito di provare, in modo certo, l'avvenuta appropriazione di fondi per un ammontare di circa 20 milioni di euro in totale. I finanzieri hanno portato a termine nove perquisizioni e sequestrato denaro e beni mobili e immobili per circa 9 milioni di euro. Le perquisizioni sono state effettuate in abitazioni ed uffici in provincia di Genova, nella zona del Tigullio, a Roma e in provincia di Piacenza. Non va dimenticato che la ragnatela di Saggese, ora agli arresti, aveva iniziato a prendere forma proprio a Chiavari. I soggetti indagati, in tutto nove, sono accusati dall'autorità giudiziaria chiavarese di peculato e reati fiscali. A lanciare il primo campanello d'allarme, denunciando e segnalando anomalie sul denaro che sarebbe dovute entrare nelle casse, erano stati proprio gli stessi Comuni liguri, già a partire dal 2007-2008. Una mossa che ha permesso di far partire l'indagine.
«Quando è subentrata questa ditta di riscossione, Tributi Italia, sin da subito si sono notate stranezze - ha raccontato Maria Luisa Biorci, sindaco di Arenzano - stiamo parlando degli anni dal 2006 al 2009, mi ricordo un intervento dell'ex sindaco Gambino proprio sulla questione. Aral, azienda municipalizzata, aveva incaricato Tributi Italia di riscuotere la tassa sulla spazzatura. La stessa Aral aveva notato che i conti non tornavano. Le dico solo che in questo periodo di tempo risulta un buco di 300 mila euro. Letteralmente spariti».
L'azienda municipalizzata si era mossa per tempo, affidandosi a dei legali. «Abbiamo segnalato queste situazioni poco chiare ai vertici della società di riscossione - ha ricordato Giacomo Bertolo, presidente del cda di Aral - e successivamente abbiamo fatto scrivere da avvocati, iniziando un contenzioso che, purtroppo, ad oggi non si è ancora risolto. La speranza è che i soldi possano essere recuperati». Anche a Chiavari, altro Comune colpito dalla lunga mano di Tributi Italia, mancano circa 300-400mila euro che l'amministrazione Levaggi, al momento di stilare il bilancio, aveva collocato sapientemente nelle cifre di difficile recupero. «Sapevamo di questa somma mancante - ha spiegato il sindaco Roberto Levaggi - per questo, conoscendo la vicenda Tributi Italia, già da tempo non vi abbiamo fatto affidamento, sapendo perfettamente che non sarebbe stato possibile recuperarla. Questo, però, non ha certo impedito agli uffici competenti di denunciare la questione all'amministrazione contabile dello Stato. Tributi Italia, a Chiavari, si occupava di riscuotere somme legate a lavori di affissione pubblicitaria, la scorsa amministrazione, rendendosi conto che i conti non tornavano, stracciò il contratto con la società. All'appello mancano 300, 400 mila euro».
A Chiavari, la fine dell'epoca Tributi Italia, oltre ai conti, ha anche ricadute sul mondo del lavoro. «Ricordo che la società - ha concluso Levaggi - nei periodi d'oro, dava lavoro sul territorio a quasi 120 persone. Soldi spariti e dipendenti a spasso, una doppia ferita per la nostra città». Chi può tirare un sospiro di sollievo è il Comune di Rapallo che grazie al pronto intervento dell'ex sindaco Mentore Campodonico, è riuscito ad alzare uno scudo. «La scorsa amministrazione, indubbiamente, si mosse bene - ha ammesso il sindaco di Rapallo, Giorgio Costa - i soldi che il Comune avrebbe dovuto dare a Tributi Italia furono utilizzati per pagare le provvigioni ai dipendenti della società. Il Comune così fece un'ottima azione, senza creare buchi o debiti».
«A differenza della maggior parte dei Comuni coinvolti - ha gioito l'ex sindaco Campodonico - Rapallo non aveva crediti verso la società, ma un piccolo debito. Questo ci ha permesso di non creare buchi nel bilancio, ma di utilizzare i soldi che dovevamo per integrare a livello lavorativo i dipendenti di Tributi Italia presso i nostri uffici. Hanno provato a fregarci somme sulla riscossione dei soldi per l'affissione pubblicitaria, ma non ci sono riusciti.

Con un'amministrazione oculata, questa gente non la fa franca».

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