Cronache

Il sindaco Nichel getta la spugna vittima del «fuoco amico» di Rocca

Il secondo mandato di Rita Nichel, sindaco di Zoagli, si interrompe dopo poco più di un anno e mezzo. Un colpo di scena che prende tutti in contropiede. Nessuno, infatti, si aspettava che quelle «comunicazioni», inserite all'ultimo punto dell'ordine del giorno del Consiglio comunale di venerdì sera, fossero, in realtà, le sue dimissioni. In una lettera aperta Nichel ammette che è impossibile andare avanti senza la fiducia di buona parte della maggioranza. Il primo cittadino paga le divergenze con Franco Rocca, consigliere incaricato a Bilancio, Lavori pubblici ed Edilizia privata, ma soprattutto deus ex machina della coalizione.
«A Zoagli non si muove foglia che Rocca non voglia», recita un vecchio adagio che gira nel borgo incastonato tra Rapallo e Chiavari. Il suo peso politico in città è noto a tutti. Era lui, d'altronde, a tenere in pugno il gruppo; persino la maggioranza della giunta, con la nomina di due uomini di fiducia come l'assessore Marco Giordano e il vice sindaco Gian Michele Sacco, era affar suo. Con Nichel, però, i rapporti si erano incrinati da tempo. Divisioni nette, scontri e diversità di vedute, che alcuni mesi fa toccano il punto più alto quando sul tavolo arriva la possibile realizzazione della scuola media: il sindaco ci crede e spinge, Rocca e i suoi sono scettici e frenano.
A fine novembre c'è la prima avvisaglia di tensione pubblica: l'assenza di Rocca e dei suoi due assessori, con la seguente uscita dall'aula di tre consiglieri, fa mancare il numero legale al parlamentino zoagliese. È la spia di un malumore sempre più forte, di una pagina che dopo 14 anni di governo insieme comincia a stropicciarsi irrimediabilmente. I contrasti diventano il piatto fisso del menu quotidiano.
Il resto è storia recente: la lettera, le dimissioni che spiazzano tutti. Nichel getta la spugna, decide di smarcarsi, di dribblare chi la addita come un semplice burattino nelle mani di Rocca. Uno sfogo in piena regola, una presa di posizione apprezzata dal pubblico presente in aula che al termine del suo intervento scoppia in un lungo e fragoroso applauso. Lei, commossa, con le lacrime che le rigano il volto, se ne va perché «il limite è stato oltrepassato».

Salvo ripensamenti, che devono avvenire entro venti giorni, la palla adesso passerà nelle mani del commissario prefettizio, traghettatore verso nuove elezioni.

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