Cronache

Con lo stadio vogliono guadagnare tutti

Con lo stadio vogliono guadagnare tutti

(...) Indicazioni contrastate sono piuttosto arrivate sia dal presidente della Fiera, Sara Armella, sia dal Municipio Medio Levante, per voce del presidente, Alessandro Morgante. Se Armella si è detta preoccupata soprattutto per quanto può rischiare la Fiera durante i 3/4 anni necessari alla realizzazione dell'opera, Morgante ha evidenziato le opportunità che il progetto può offrire per «cucire il quartiere con altre parti strategiche della città», ma non ha neppure negato «le paure dei cittadini legate ai timori che manifestazioni sportive comportano, specie alla luce degli ultimi fatti del derby di Roma». Morgante ha poi chiesto un confronto pubblico con i cittadini con diversi incontri. Stessa richiesta che arriva dal Pdl, con Matteo Campora che ricorda come un regolamento comunale preveda proprio una serie di passaggi e di confronti con i residenti sulle grandi opere. Il consigliere regionale Matteo Rosso e il suo collega in Comune Stefano Balleari rilanciano proprio l'idea di un dibattito pubblico sulla base di quello organizzato per la Gronda.
Balleari è stato anche portatore di quelle preoccupazioni che hanno fatto da filo conduttore a quasi tutti gli interventi dei consiglieri: il problema del finanziamento dell'opera e della realizzazione delle modifiche alla viabilità, oltre che l'eventuale «contributo» che dovrebbe essere chiesto al Comune. Tutti i consiglieri, in maniera netta quanto trasversale, hanno detto che la Sampdoria dovrà far da sé, che il Comune «soldi non ne ha neppure per fare le strisce gialle» (Balleari), che «non può pensare ai problemi di fatturato della Samp (Stefano De Pietro, 5 Stelle), che l'approccio al progetto deve essere «sì, a meno che...» (Gianni Vassallo, Pd), laddove il dubbio può essere proprio rappresentato dall'aspetto economico, che «occorre capire chi paga le variazioni alla viabilità» (Franco De Benedictis, Futuro e Libertà). Molto legati ai problemi del traffico e dei posteggi (non previsti, eccezion fatta per i 1.000 posti auto sotto lo stadio, riservati agli aventi diritti) anche gli interventi di Lilli Lauro (Pdl, che ha anche chiesto di inserire nel progetto l'abbassamento del padiglione Jean Nouvel) e di Vichi Musso.
Tutte obiezioni che probabilmente non andavano nella direzione auspicata dalla società, visto che Sagramola aveva appena finito di ricordare come in molti altri Paesi europei (ma anche a Torino) il pubblico abbia sempre aiutato le società sportive «in modo diretto o con compensazioni laddove l'attività commerciale redditizia non sia sufficiente a coprire i costi». Non a caso l'amministratore blucerchiato ha fatto l'esempio della Juventus, che dal Comune di Torino ha ottenuto il cambio di destinazione d'uso per altre aree. Insomma, la Samp aveva appena finito di dire che oltre alle aree della Fiera aveva bisogno di avere qualcosa in più dal Comune sottoforma magari di altre aree appetibili, quando Sara Armella ha quantificato in 20 milioni il valore commerciale delle stesse aree sulle quali dovrebbe sorgere lo stadio. E quando più di un consigliere ha chiesto quanto la Sampdoria avrebbe pagato per avere gli spazi. Direzioni opposte, che rendevano ancor più significative le parole iniziali di Edoardo Garrone: «Dobbiamo ancora essere convinti noi per primi della sostenibilità economica, gli investimenti devono prima di tutto convincere noi».
Il presidente blucerchiato ha invece spiegato che a suo avviso non può essere considerato un problema il fatto che Antonio Bruzzone sia l'amministratore delegato della Fiera che dovrebbe concedere le aree e contemporaneamente anche amministratore delegato della società con la quale la famiglia Garrone porta avanti il progetto «Wow!»: «Al momento non c'è incompatibilità, quando si porrà il caso, valuteremo il da farsi».
In più momenti il dibattito ha invece assunto toni grotteschi. Tra chi dovrebbe amministrare la città, c'è stato chi ha chiesto al Comune «perché si parli dello stadio della sola Sampdoria e non anche del Genoa» (il grillino Andrea Boccaccio) o chi ha sostenuto che «la variante al piano regolatore ha senso solo se si fa prima il tunnel sotto il porto» (l'altro grillino Mauro Muscarà). O addirittura chi, come Clizia Nicolella della lista civica del sindaco, ha preso la parola per dire che «sul mare ad Atene hanno fatto un tempio, qui vogliamo fare un tempio al dio calcio». E questo è stato l'intervento di una...

«doriana».

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