Cronache

La genziana d'alta quota che fa bene anche allo spirito

L'azienda di Adriano Cicconi produce liquori con la radice essiccata. Tutto cominciò col nonno e con i frati

La genziana d'alta quota che fa bene anche allo spirito

Sono più di trent'anni che fanno dello spirito. Ma il fatto singolare è che lo fanno seriamente. In altre parole, loro, quelli di Scuppoz ve la danno a bere. La genziana, per esempio. Ma anche grappa, liquirizia, ratafià. Senza parlare del liquore che ha fatto la loro storia, che è alla base della storia: l'amaro Scuppoz.

La loro storia comincia con il padre Benito, che adesso non c'è più, ma che nel 1982, quando aprì l'azienda a Valle Castellana volle inventarsi qualcosa di unico e di autenticamente abruzzese, qualcosa che mettesse le radici ma anche il cuore nella sua terra: un piccolo stabilimento artigianale, specializzato nelle produzione di liquori e di infusi naturali alle erbe di montagna. Da sempre appassionato di erbe, nato in una contrada, Colle Rustico, dove nemmeno la strada ci arrivava, Benito aveva a sua volta appreso l'arte e la passione della distilleria e della miscelazione da suo nonno Pacifico, cresciuto in un collegio di frati che, come si sa, dell'argomento ne capiscono.

E adesso? «Adesso ci penso io a continuare sul sentiero della genuinità e della tradizione tracciato da mio padre e da mio nonno - risponde orgogliosamente Adriano Cicconi, 50 anni - e soprattutto a fare del nostro meglio perché la gente continui allegramente a fare Scuppoz, cioè a fare schioppare i bicchieri, come diciamo noi in dialetto abruzzese, brindando». Svelato il significato di quel nome che Benito Cicconi diede al suo primo amaro di erbe, veniamo all'azienda di oggi che ha dovuto subire anche la dolorosa sciabolata morale e materiale del terremoto. «In effetti nel terremoto del 24 agosto 2016 - ricorda con tristezza Adriano - abbiamo perso persone care e anche il nostro laboratorio, che era sempre stato lì, è stato in gran parte danneggiato. Valle Castellana è stato il primo Comune d'Abruzzo a rientrare nel cratere del sisma, diviso solo dalle montagne da Amatrice. E così abbiamo dovuto traslocare qui a Campovalano di Campli e ripartire se non proprio da zero, quasi, ma con quella voglia di tornare al più presto nei nostri luoghi d'origine che ci spinge a lavorare ancora con maggior lena». Ma che cosa produce oggi Scuppoz? «Diciamo che verso la fine degli Anni Duemila abbiamo cominciato a fare un liquore che qui da noi va tantissimo, la genziana. La genziana lutea, una pianta che cresce a oltre 1000 metri di altezza e che nelle nostre zone è protetta. La sua raccolta libera ma è comunque regolamentata da rigide leggi. I nostri liquori a base di genziana sono fatti con le sue radici essiccate (la radice fresca non è mangiabile, in quanto tossica), messe in infusione. Il liquore che ne deriva è un ottimo digestivo: le sostanze amarissime che vengono ricavate da queste radici infatti stimolano la produzione di succhi gastrici, che aiutano lo stomaco soprattutto dopo pasti abbondanti e ricchi di grassi. Già di per sé la genziana è un ottimo digestivo, grazie ai suoi principi attivi (glucosi amari, mucillagini, oli essenziali, alcaloidi). Le sue caratteristiche la rendono un'erba dalle grandi capacità digestive, diuretiche, tonificanti, antibiotiche. Il nostro liquore di genziana mantiene inalterate tutte queste proprietà. Oltre ai liquori già pronti e lavorati secondo le tradizioni, proponiamo anche le radici essiccate, con la ricetta da seguire per preparare il liquore in casa perchè agli abruzzesi piace fare così». Una produzione genuina e nel rispetto della tradizione ma circoscritta al mercato abruzzese? «Diciamo che l'Abruzzo e le regioni limitrofe sono il nostro miglior mercato, ma anche il resto d'Italia, soprattutto il Nord Italia, ha cominciato ad apprezzare e a chiederci la nostra genziana. Noi ne produciamo di due tipi una dal sapore più delicato e dolce, l'altra la Sacc con un sapore più amarognolo e intenso, per chi ama il vero sapore di queste radici».

Dove prendete la genziana che usate per i vostri prodotti? «Genziana ce n'è molta perché abbiamo le montagne più alte dell'Appennino. Noi ne lavoriamo dai 15 ai 20 quintali l'anno. Ma a breve saremo i primi produttori ad avere un impianto di coltivazione esclusivamente nostro. Coltivazione che abbiamo cominciato l'anno scorso, non è ancora a regime perché le piantine sono giovani, ma nel giro di qualche anno i terreni che abbiamo preso in gestione a 1200 metri ci renderanno indipendenti e avremo piante di genziana assolutamente autoctone. Ma non è tutto perché saliremo anche in quota, grazie a mia moglie Anna, che lavora con me in laboratorio, e che, come donna imprenditrice, ha vinto un progetto proprio per la coltivazione della genziana sopra i 2000 metri. Lassù non si può certo arare ma, per legge, si è obbligati ad interrare piantina per piantina. Siamo infatti nel parco nazionale del Gran Sasso e per ottenere il semaforo verde al progetto abbiamo chiesto e ottenuto il permesso da tutte le comunità montane dell'area protetta».

Ci tolga una curiosità, perché si dovrebbe bere un bicchierino di genziana? «Innanzitutto per il proprio piacere. Perché, dopo un pranzo, noi abruzzesi non ne possiamo fare a meno. E proprio per questo motivo, mi piace definirla un liquore che identifica una regione, che identifica un popolo. Come il vino Montepulciano o gli arrosticini.

E poi perché quel gusto, quel colore, ne fanno qualcosa di piacevolmente inebriante».

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