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Gheddafi parla alla Sapienza Uno studente gli chiede libere elezioni

Nel suo discorso alla Sapienza il leader libico parla di colonialismo, indennizzi e terrorismo. Alla fine del suo intervento fischi e applausi. Molto apprezzato uno studente che gli chiede: "Quando farà libere elezioni in Libia?"

Gheddafi parla alla Sapienza
 
Uno studente gli chiede libere elezioni

Roma - Si è concluso fra fischi e applausi l’intervento del leader libico Muammar Gheddafi nell’aula magna della Sapienza di Roma: al termine del discorso, dopo che diversi studenti e docenti avevano fatto domande e ricevute risposte dal leader libico, un gruppo di studenti del movimento di contestazione "l’Onda" ha cercato di intervenire a sua volta leggendo una domanda-dichiarazione dalla platea dell’aula magna. Il servizio d’ordine li ha rapidamente messi a tacere sottraendo loro il microfono, mentre veniva anche ai giornalisti di alzarsi per osservare meglio dalla galleria l’accaduto. Poco dopo, al termine della cerimonia, gli studenti dell’Onda hanno cercato nuovamente di parlare ma sono stati sopraffatti da applausi e fischi provenienti dalle prime file della platea mentre Gheddafi, vestito con abito bianco indossato su una camicia verde si congedava lanciando baci e ringraziamenti alla platea.

Fumogeni e vernice rossa Gli studenti che stavano manifestando davanti al rettorato dell’Università La Sapienza hanno iniziato a lanciare fumogeni e secchi di vernice rossa alla vista di alcune auto blu entrate all’ateneo romano. Alcuni fumogeni sono stati lanciati anche contro uomini delle forze dell’ordine. Polizia e carabinieri hanno tentato di fare indietreggiare gli studenti che poi sono fuggiti verso la scalinata della facoltà di Lettere, a pochi metri dal rettorato. Le forze dell’ordine hanno blindato la piazza del rettorato dove sorge la statua della Minerva. Appena vista una colonna di auto scure, su piazzale della Minerva, i manifestanti hanno lanciato uova e vernice all’indirizzo del corteo, e gridando "vergogna assassino". Sono anche stati accesi fumogeni. Il corteo di auto scure, secondo quanto si apprende, sarebbe quello dell’ambasciatore libico in Italia.

Studente chiede libere elezioni Un lungo applauso è partito delle persone presenti nell’aula magna dopo che uno studente ha domandato a Gheddafi quando ci saranno libere elezioni in Libia. "Abbiamo il massimo rispetto per il popolo libico e per gli africani, ma lei cosa intende per democrazia?" ha chiesto lo studente. "Secondo me - ha aggiunto - non vuol dire solo avere ospedali o scuole che funzionano, anche Mussolini faceva questo. Quando ci saranno delle libere elezioni il Libia?". 

La contestazione Molti si sono assiepati lungo le transenne disposte dai carabinieri a delimitare il piazzale del rettorato della Sapienza. Gli studenti gridano slogan contro il leader libico, accendono fumogeni rossi, innalzano cartelli e striscioni, anche in lingua araba. "No alle prigioni per gli immigrati in Libia, fuori Gheddafi dell’Università", si legge su uno di essi preparato dall’istituto di Studi Orientali dell’ateneo. Altri chiedono a gran voce le dimissioni del rettore della Sapienza Luigi Frati per aver ospitato il leader arabo nell’ateneo.

Il rettore: "Niente Inquisizione" Luigi Frati, rettore della Sapienza, torna a difendere la decisione di far parlare Gheddafi all’università. "Alla Sapienza non c’è l’inquisizione e non c’è censura - dice Frati, che parla nell’aula magna durante l’attesa per l’arrivo del Colonnello - garantiamo a ciascuno la possibilità di parlare in modo civile, di esprimere le proprie idee, ancorché dissonanti sul modello dell’agorà greca". "L’università è la palestra della ricerca, altri fanno politica", insiste il rettore secondo cui hanno diritto di venire alla Sapienza coloro che esprimono un’alta personalità, perché bisogna costruire ponti e demolire i muri".

Il discorso del leader libico all'università  I danni legati al colonialismo, il diritto dei popoli che lo hanno subito a venire indennizzati ed i problemi legati al terrorismo. Questo il filo conduttore del discorso tenuto dal colonnello Gheddafi di fronte alla platea di docenti e studenti radunata nell’aula magna dell’università La Sapienza. "Forse la generazione attuale dei giovani italiani non sa quello che l’Italia ha commesso in Libia a partire dal 1911, eppure il nostro popolo ha dovuto bere questo calice amaro", ha detto Gheddafi. Il rais ha sottolineato che "in Libia non c’è stata una sola famiglia che non abbia avuto parenti e amici uccisi o danneggiati dalla presenza italiana". Gheddafi ha ribadito la sua condanna del colonialismo, definendolo "un progetto fallimentare e condannabile" e ha sostenuto che tutti gli Stati che lo hanno subito "hanno diritto a chiedere degli indennizzi, affinché non si ripeta più". Il leader libico ha affrontato anche il tema del terrorismo. "Le azioni terroristiche sono condannabili, il più delle volte le vittime che causano sono degli innocenti disarmati - ha detto Gheddafi - ma la natura di questo terrorismo è per lo più un residuo derivante dal colonialismo".

Quindi una difesa della causa palestinese: "È un popolo disperso e disarmato, cui sono stati sottratti terreni e villaggi, eppure si continua a difendere Israele".

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