Politica

Il giallo del sindacalista suicida: dal conto del Cisl mancano soldi

Prima di togliersi la vita ha preso dei sonniferi. I carabinieri sospettano che le minacce che l’uomo diceva di aver subito non fossero vere

Antonella Mollica

da Pisa

Lo conoscevano tutti come il «sindacalista sotto scorta». La lunga sequenza di minacce contro di lui era cominciata nel gennaio scorso e non si era più interrotta. Ma dietro la sua fine non c’è il giallo: Cristiano Colombini, 33 anni, ex segretario provinciale della Fim Cisl di Pisa ed ex operaio Piaggio all’officina 2R, si è ucciso. Schiacciato forse dal castello di bugie che aveva costruito. Lo hanno trovato impiccato alla trave di un casolare di campagna venerdì sera. Prima si era imbottito di sonniferi. Ventiquattr’ore prima i vertici della Cisl, nel corso di una riunione animata, gli aveva chiesto conto di un ammanco di 250mila euro dal conto corrente del sindacato sul quale lui aveva la firma.
«Questa volta l’ho fatta grossa», sono state le sue ultime parole prima di sparire. «Non so se arrivo a domani» aveva confidato a un collega. Messo con le spalle al muro Colombini ha prima rassegnato le dimissioni poi è scappato senza lasciare tracce.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori Colombini avrebbe condotto una vita superiore alle sue possibilità. Aveva continuamente bisogno di soldi, per questo avrebbe «attinto» da quel conto dove erano finiti i soldi della vendita di un immobile della Cisl. Piccole cifre, racconta qualcuno, che alla fine sarebbero però diventate una montagna di denaro. Le presunte minacce, spiegano gli investigatori, sono un capitolo a parte. Non ci sarebbe alcun collegamento con il suicidio. E secondo quanto trapela, gli investigatori, avrebbero cominciato a nutrire dei dubbi sull’attendibilità di quella lunga sequenza di intimidazioni. Il primo episodio risale all’11 gennaio scorso quando viene recapitata una lettera alla Piaggio indirizzata a Colombini, il più giovane dei tre segretari metalmeccanici: «Servo del padrone, ti ammazziamo», era scritto con il normografo. La firma era «Pcc-partito comunista combattente». Il secondo episodio è del 27 gennaio: alla Ford Ka del sindacalista parcheggiata sotto casa vengono tagliate le quattro ruote, poi il 14 aprile una lettera di minacce viene trovata sul tergicristallo dell’auto con l’avvertimento «dopo l’auto toccherà a te». Il 21 aprile un nuovo messaggio alle Rsu della Piaggio sul quale compare anche una stella a cinque punte. Il 23 maggio una lettera a firma del «Pcc-nuclei rivoluzionari» arriva ai tre segretari metalmeccanici. La digos fa installare due telecamere sull’abitazione del giovane e la questura inserisce il sindacalista nella lista degli «obiettivi sensibili».
In Procura nessuno si sbilancia ma sembra che le indagini su quelle minacce fossero arrivate alla svolta proprio nei giorni scorsi: Colombini non sarebbe stato estraneo a questi episodi e i messaggi e gli atti vandalici contro di lui non avrebbero nulla a che vedere con l’eversione. «Le indagini su quegli episodi non si sono concluse - taglia corto il questore di Pisa Massimo Mazza - non facciamo l’errore di trarre conclusioni affrettate».
Ieri intanto il sindaco di Pontedera Paolo Marconcini ha deciso di rinviare il consiglio comunale straordinario previsto per martedì sugli ultimi episodi di terrorismo. Nei giorni scorsi il sindaco diessino aveva subito minacce telefoniche e un volantino firmato Br-Pcc, ritenuto inattendibile, era stato recapitato alla redazione del quotidiano «La Nazione».
L' unica cosa sicura («al 99%», dice il pm Antonio Di Bugno) è che Cristiano Colombini, si è ucciso. E anche una frase dello stesso sindaco Marconcini lascia intuire che la spiegazione a questa morte sia da ricercarsi in quell’«inchiesta» interna della Cisl dovuta al buco di denaro: «Davanti a questo tragico evento prevale un sentimento di umana pietà nei confronti di un giovane rimasto solo con il peso delle proprie responsabilità».
Prima di uccidersi Cristiano Colombini avrebbe ingerito una intera scatola di sonniferi. L'hanno trovata i carabinieri sul sedile dell'auto del padre, una Yaris, con cui l'uomo aveva raggiunto il luogo in cui si è ucciso. Sul sedile della vettura c'era anche una bottiglia d'acqua, servita ad ingerire le pillole, la ricetta per il sonnifero, ma nessun biglietto.
Colombini era stato visto in zona fin dal primo pomeriggio di giovedì dal proprietario di un campo vicino, lo stesso che poche ore dopo, alle 21, ha scoperto il cadavere.

Sembra che l'uomo abbia acquistato in un negozio di ferramenta il nastro di plastica e la corda per avvolgibili usati per impiccarsi.

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