Cronaca locale

Dal Giappone al Brasile il mondo dei padiglioni

Migliaia di visitatori e code di ore: ecco i più visti. Troppo «entusiasmo» per le torri della Svizzera: le hanno dovute rifornire

Dal Giappone al Brasile il mondo dei padiglioni

E alla fine la lunga coda è arrivata a conclusione. Signore signori i padiglioni sono chiusi, da stasera per sempre (Italia e Padiglione Zero escluso). Domattina c'è chi si sveglierà consapevole di avere perso inderogabilmente la speranza di entrare nel richiestissimo padiglione del Giappone. Per qualcuno non sarà facile farsene una ragione visto che c'è chi si è fatto una giornata lavorativa in fila (otto-ore-otto per intendersi) pur di dire «io c'ero». «Lasciate ogni speranza o voi che entrate» era una delle scritte che qualcuno aveva impresso sul gioco di incastri di legno (17mile pezzi) col quale era realizzata l'architettura della struttura. Sono state decine le frasi lasciate dai visitatori in coda che sono poi diventate virali sul web. Inutile ripetere che è stato il più ambito. Il successo del Giappone e dei suoi strepitosi effetti tecnologici è stato inseguito da quello del padiglione del Brasile. Di tutt'altro tipo il suo richiamo ma a quanto pare ugualmente convincente. Ore e ore di coda, specie in quest'ultimo mese, per bambini accompagnati da adulti pronti a ritornare bambini pur di camminare sulla rete sospesa.

Spettacolare fuori ma ma un po' deludente all'interno quello degli Stati Uniti con la cascata di acqua e luci che diventano parole. Viceversa, interessante all'interno anche se tra i meno belli come architettura esterna quello della Svizzera con le sue quattro torri riempite di cibo mele, sale, caffè e acqua. Ognuno poteva portare via quello e quanto voleva consapevole del fatto che se ne avesse preso troppo non ne sarebbe restato nulla per chi sarebbe venuto dopo. Tra i padiglioni più frequentati anche l'Austria col suo bosco dove durante questa torrida estate si registravano almeno 5 gradi in meno rispetto all'esterno. Una passeggiata tra foglie e rami per parlare di ossigeno sotto lo slogan «Noi produciamo aria». È piaciuta la camminata nel deserto proposta dal padiglione degli Emirati Arabi che accoglieva il fiume di visitatori con i suoi uomini di bianco vestiti. Sorprendente quello dell'Angola, che è stato ritenuto uno tra i più belli con la sua terrazza, uno tra i punti più alti per visitare l'Expo. Eppoi l'alveare del Regno Unito, le sensazioni del Marocco, l'Ecuador e la Colombia dove sono stati acquistati oltre 25.000 oggetti d'artigianato e snack tipici. Tra i più gettonati i modelli in ceramica di chiva, il mezzo storico di trasporto del Paese, i gioielli precolombiani, i portachiavi e il cioccolato 60% di cacao colombiano. Durante i sei mesi di Expo il padiglione ha regalato ai visitatori circa 30.000 fiori provenienti direttamente dalla Colombia, secondo fornitore di fiori recisi al mondo. Anche i nostrani Padiglione Zero e Italia sono stati decisamente tra i più corteggiati. E lo saranno ancora visto che resteranno a farsi ammirare. Ma in questa breve carrellata di eccellenze non può mancare neppure il padiglione della Coop, uno tra i più attrattivi con il suo supermercato del futuro a mostrare come faremo la spesa in un tempo neppure troppo lontano..

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