Giffoni, il Festival che spiega al mondo la "grande bellezza" italiana

La 45edizione è stata quella dei record e il direttore Gubitosi inaugura una nuova fase e chiede a Franceschini la tutela come "patrimonio nazionale"

Giffoni, il Festival che spiega al mondo la "grande bellezza" italiana

Se tutti i Festival fossero così. Alla sua 45esima edizione il Giffoni si è concluso con una serie di record che ne certificano un successo ormai consolidato. Giornalisti da tutto il mondo in questo paese in provincia di Salerno. Selezione di film che diventeranno protagonisti dei botteghini prossimi venturi come «Labyrinthus» del belga Douglas Boswell oppure «Sanctuary» di Marc Brummond (vincitori rispettivamente della categoria Elements +10 e Generator+13). Ospiti di primissimo piano come Orlando Bloom. E, soprattutto, un’atmosfera come non si trova in nessun posto che raccolga giurati, artisti e giornalisti o critici. Ossia serenità creativa. Al Giffoni Film Festival, e questo è il segreto, i premi sono tutti assegnati da ragazzi, giovani o giovanissimi (in totale 3600), che partecipano per giorni e giorni a proiezioni, incontri, concerti (come quelli di Max Pezzali o Nina Zilli).

La stragrande maggioranza di loro è ospitata in casa dagli abitanti della zona. E per tutti loro il Giffoni Film Festival è sostanzialmente il primo passo sul grande set della vita perché si confrontano con coetanei anche stranieri, ascoltano intellettuali o scrittori o registi che si confessano en plein air, vivono frugalmente immergendosi nell’arte senza limitazioni di genere. E basta trascorrere lì qualche giorno per scoprire quanta condivisione ci sia tra pubblico e artisti, davvero insolita in situazioni del genere spesso dominate da formalismi ormai insopportabili. Però la sensazione è che lo sforzo del direttore (e fondatore) Claudio Gubitosi e della sua squadra sia poco considerato da chi dovrebbe valorizzare le risorse culturale. «Chiederò al ministro Franceschini di fare una legge speciale per il Giffoni Experience in modo che venga tutelato come patrimonio nazionale. Non serve molto, anche qualcosa di piccolo, ma qualcosa di sicuro». Un grido d’allarme di un uomo che da quasi mezzo secolo si dedica anima e corpo a un Festival ormai famoso nel mondo. In questi ultimi anni nella Cittadella del Cinema sono passati superstar come Meryl Streep o Robert De Niro e il rilievo mediatico è sempre stato enorme. Ma, come spesso accade qui da noi, gli sforzi privati, come quelli che essenzialmente innervano questo Festival, necessitano di tutela pubblica per continuare e naturalmente migliorare. «Questa edizione è stata il nostro stargate, ora il Giffoni bisogna meritarselo», ha annunciato Gubitosi.

Come a dire: l’abbiamo fatto crescere e ora è una finestra dell’italianità nel mondo che merita più attenzione delle istituzioni e più vicinanza del mondo culturale.

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