Sport

Golf & turismo, la Sardegna punta all’eccellenza

Federazione e istituzioni a confronto per promuovere progetti di sviluppo

Chiara Levantesi

La Sardegna, regione che più di ogni altra è sinonimo di vacanze e turismo, potrebbe diventare anche una delle «eccellenze» in fatto di golf. Se ne è parlato al Circolo Is Molas di Santa Margherita di Pula (Cagliari) nel corso della Convention «Sardinia Golf System», promossa dal delegato regionale della Federazione Italiana Golf Stefano Arrica. L'incontro, che ha aperto un confronto tra le istituzioni locali e la Fig, è stato anche l'occasione per discutere di un progetto di sviluppo del golf sull'isola. I dati statistici sui flussi turistici non lasciano spazio a molte interpretazioni: nel mondo ci sono 70 milioni di giocatori, di cui 25 milioni sono viaggiatori. Il golfista è un cliente in costante crescita in tutti i paesi del Nord Europa, in Giappone e negli Stati Uniti, e appartiene a un target estremamente interessante: si ferma il doppio della media (due settimane) e spende tre volte di più, facendo girare un fatturato di 40 miliardi di euro.
«In Sardegna ci sono importanti strutture - ha spiegato Francesco Lippi, consulente per la comunicazione della delegazione sarda - ma occorre creare distretti golfistici che, abbinati a quelli esistenti, portino a una ricaduta in termini economici e turistici. Bisogna creare un valore aggiunto al territorio stesso. Il giocatore che frequenta i green va poi in cerca di tutte le peculiarità e le bellezze del luogo: arte, cultura, enogastronomia».
L'idea è dunque quella di individuare alcune aree omogenee per nuovi campi da golf, sfruttando la splendida cornice naturale dell'isola e il suo clima mite anche d'inverno. «Una specie di “via sarda” del golf - ha aggiunto l'assessore Luisanna Depau, assessore regionale al Turismo - senza dimenticare la tutela dell'ambiente». Di quest'ultimo tema si è occupato Alessandro De Luca, responsabile della sezione tappeti erbosi della Fig. «Le strutture - ha detto - si possono realizzare in zone particolarmente delicate o abbandonate. Non mancano studi che parlano di un effetto positivo sull'ecosistema: i campi producono ossigeno, producono un aumento della biodiversità e talvolta danno la possibilità ad alcune specie autoctone di reinsediarsi».


E il presidente della Fig, Franco Chimenti, ha dato appuntamento alla convention del 2007, cui saranno invitati anche gli esponenti del Governo.

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