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Golfisti di livello e pubblico: un Open perfetto

Momento di riflessione e di bilancio sul Bmw Italia Open 2010. Malgrado il tempo inclemente, il campo, grazie al lavoro - immane e impeccabile - degli addetti alla manutenzione si è presentato egualmente in gran forma e i giocatori non hanno avuto che parole di elogio. La griglia dei partecipanti tra nomi già ben noti e giovani di belle e sicure speranze (se non già certezze) è stato degno di un Open ben più ricco, in moneta, di quanto non lo fosse il nostro a dimostrazione che i giocatori vengono volentieri nel nostro Paese. Il pubblico malgrado, lo ripeto, le quattro giornate non certo all’insegna della primavera ha confermato l’interesse per la manifestazione e quel che più conta era composto in buona parte da non golfisti e da curiosi. Televisione: non per parlarsi addosso ma l’impegno e il gioco di squadra messo in atto da Sky per il Masters degli Stati Uniti è continuato in occasione del Bmw Italia Open, con oltre le 14 ore di diretta (più le repliche), gli spot promozionali, i continui collegamenti con Sky Sport 24 ha dato i suoi frutti. Anche la qualità degli sponsor ha fatto la sua parte, senza dimenticare il sostegno finanziario e collaborativo della Regione Piemonte, prima amministrazione pubblica ad affiancare il proprio nome ad un Open d’Italia.
Infine lo spettacolo, perché oggi come oggi un grande evento sportivo dev’essere anche spettacolo. La cornice di questo Open non aveva nulla da invidiare a tornei molto più osannati. Il villaggio commerciale, la nuova struttura per l’hospitality degli sponsor, i volontari in campo tutti in divisa, i controlli a cura dell’Associazione nazionale dei Carabinieri, le tribune della 18 (sempre piene all’arrivo dei leaders): tutto ha contribuito al buon nome del nostro Open.
La strada intrapresa è quella giusta: scelta di un campo prestigioso, organizzazione sportiva, promozione crescente, giocatori di livello, nuovi talenti da scoprire e lanciare. Ma non ci si dimentichi che di Open se ne deve parlare da un’edizione alla successiva e non far vivere e cavalcare l’evento solo in dirittura d’arrivo. Si parla recentemente di destagionalizzazione del turismo attraverso il golf: ecco, vale anche per l’Open.

Bisogna che se ne parli per dodici mesi.

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