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Governo, Bossi e Berlusconi al Colle: "Fini inaccettabile, non è super partes"

L'intervento del presidente della Camera a Mirabello al centro del vertice ad Arcore: "Le dichiarazioni di Fini sono state giudicate inaccettabili. Svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera". Il premier prepara la risposta alla chiusura di Atreju (domenica prossima). La Russa: "Pronti ad andare avanti, ma anche al voto"

Governo, Bossi e Berlusconi al Colle: 
"Fini inaccettabile, non è super partes"

Milano - Fini non è super partes e quindi è incompatibile col suo ruolo istituzionale, queste le prime dichiarazioni trapelate dal lungo vertice tra Berlusconi e Bossi a villa San Martino. "Nel corso dell'incontro tenutosi questa sera ad Arcore, le dichiarazioni dell'onorevole Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera". È quanto si legge in un comunicato diffuso al termine del vertice di Arcore tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il leader della Lega, Umberto Bossi. "Il presidente Berlusconi e il ministro Bossi - viene aggiunto - nei prossimi giorni chiederanno di incontrare il presidente della Repubblica per rappresentargli la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni".

Spunta l'ipotesi: 27-28 novembre alle urne La delegazione del Carroccio, secondo qualcuno, avrebbe anche azzardato l'ipotesi di un voto anticipato a fine novembre, proponendo le date del 27 e 28. "Si tratta solo di un'ipotesi, loro sono più propensi di noi al voto, anche se tutti siamo favorevoli ad andarci se non fosse possibile governare. Ma al momento il Pdl è più favorevole a verificare come stanno le cose in Parlamento", riferisce una fonte del centrodestra bene informata sull'andamento dell'incontro. Sottolineando che su questa linea si sarebbe espresso anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni.

La Russa: "Pronti ad andare avanti, ma anche al voto" Che la Lega spinga per andare al voto anticipato "non è un segreto" e "i giornali sono pieni delle posizioni dei singoli esponenti che non devo scoprire io", ma "noi confidiamo che la maggioranza possa andare avanti". Se così non fosse "non sarà colpa nostra e siamo pronti al voto". Così il coordinatore nazionale del Pdl e ministro della Difesa, Ignazio La Russa, fotografa la situazione, a vertice di Arcore ancora in corso, nella maggioranza. Intervenuto a Linea Notte del Tg3 La Russa ha spiegato che con Berlusconi e la Lega "è in corso una discussione amichevole in cui si valuta cosa è successo, le prospettive di andare avanti, ma anche che se si fosse costretti ad interrompere la legislatura, di andare al voto". Premettendo che "la riunione va avanti", La Russa ha spiegato che quanto detto ieri da Fini "non è importante" in quanto detto "in un comizio. Conteranno invece - ha sottolineato - gli atti parlamentari" aggiungendo infine che con l'ex leader di An "nessuno ha mai parlato di compromesso. Poi - ha aggiunto - Fini è presidente della Camera e non un capo di partito. Semmai è capo di un gruppo e, su questo, lo abbiamo avvertito".

L'umore del premier Chi ha raccolto le confidenze di Berlusconi oggi ad Arcore, racconta di un presidente del Consiglio decisamente deluso dal discorso di Fini, ma intenzionato a guardare avanti. Ad andarlo a trovare sono stati in diversi: in mattinata i ministri Mariastella Gelmini e Franco Frattini; all’ora di pranzo i vertici del Pdl, Fabrizio Cicchitto, Denis Verdini e Niccolò Ghedini. Il premier, a quanto si apprende, continua a chiedersi come sia possibile che problemi di natura personale stiano trascinando il Paese verso una crisi che di politico, a suo giudizio, ha ben poco. Ma al di là di queste considerazioni, il pericolo più imminente che il Cavaliere continua ad intravede è quello di restare con il cerino in mano. Il timore che aleggia ad Arcore è che l’ufficio di presidenza che ha dichiarato "incompatibilità" dell’ex leader di An con il Pdl, faccia apparire il premier come l’autore dello strappo. Circostanza che, soprattutto in caso di elezioni, rischia di penalizzarlo nelle urne. Ecco perché, come ha detto Cicchitto uscendo, lo show down dovrà realizzarsi necessariamente in parlamento: tutto dipenderà, ha ribadito il capogruppo del Pdl alla Camera, "da come andranno le cose rispetto al confronto politico parlamentare". Tradotto: si deve verificare se il sospetto che i finiani intendano solo "logorare" il governo sia fondato. Se così fosse, si è ragionato ad Arcore, l’unica alternativa sarebbe quella di mettere il gruppo di Fli con le spalle al muro in aula. Il tema su cui farlo non è stato ancora individuato. L’unica raccomandazione che ha ripetuto Berlusconi ai suoi è stata quella di evitare argomenti che potrebbero essere utilizzati strumentalmente contro di lui: in sostanza, se rottura sarà, dovrà essere imputabile unicamente a Fini e su un argomento non attinente alle vicende personali del premier (ecco spiegato lo stop al processo breve), ma piuttosto a tematiche che interessino davvero gli elettori. 

Stato maggiore del Pdl Oggi sarà la volta del Pdl: un summit con i vertici del partito. Silvio Berlusconi, a meno di cambiamenti di agenda, riunirà infatti lo stato maggiore del Popolo della libertà per una colazione di lavoro nel primo pomeriggio a palazzo Grazioli. Dovrebbero partecipare all’incontro i capigruppo e coordinatori del Pdl, il Guardasigilli Angelino Alfano, i sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.  

Bossi: "Se Berlusconi mi dava retta andava alle elezioni" "C’era un presidente della Repubblica che non voleva le elezioni anticipate, ma bastava mandare un milione di scalmanati a Roma e vedevi che succedeva - ha detto il leader della Lega Umberto Bossi - se Berlusconi dava retta a me e andava alle elezioni, Fini, Casini, la sinistra, tutti questi scomparivano". "Il patto che ci interessa è quello elettorale. Non può essere diversamente - ha concluso il leader leghista - una legge elettorale non ci può essere. E' la lunga mano della sinistra. A me non interessa" 

Maroni: "Pronti a votare anche domani" "Con il discorso di Fini di ieri si sono aperti molti scenari, c’è stata la fine traumatica della maggioranza, io sono per l’immediato ricorso alle urne": il ministro dell’Interno Roberto Maroni si dice pronto alle elezioni, anche domani perché "nelle parole di Fini non vedo possibilità di andare avanti nella legislatura. Condivido le parole di Bossi - ha aggiunto Maroni - non c’è un problema di patto di governo, il patto c’è già, quello con i cittadini". Il ministro dell’Interno ha affermato che "il Ministero è sempre pronto per attuare le procedure di votazione, se e quando il presidente della Repubblica deciderà. L’ufficio elettorale è sempre allertato, si può votare anche domani", ha concluso Maroni che si trova a Parigi per un seminario ministeriale sul tema dell’asilo e della lotta contro l’immigrazione irregolare.

Bonaiuti: "Nessun trauma..." Il discorso di Fini non rappresenta un "fatto traumatico" e il governo andrà avanti portando all’esame del parlamento i "cinque punti" su cui il Pdl ha scelto di verificare la tenuta della maggioranza. Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, lo dice durante una videochat sul sito web del Tg1. "Sono anni che ci sono questi discorsi, che sono in ballo gli attacchi di Fini e dei finiani, non è che l’abbiamo scoperto oggi. Il discorso di ieri era nella linea di una serie di intenzioni politiche espresse in questi due anni. Non è che sia avvenuto un fatto traumatico e dirompente". Dunque, per Bonaiuti non ha senso chiedersi se le elezioni sono più vicine: "Non do mai questi giudizi, significa che ci vestiamo da mago Zurlì... Stiamo al giorno per giorno. Dipende da come andrà il confronto in parlamento, andiamo a vedere, ci sono questi cinque punti che sono la continuazione di un programma che abbiamo cominciato a realizzare ed è quello su cui tutti i deputati del Pdl, della Lega, sono stati eletti".

Cicchitto: "Fini lasci Montecitorio" Il ruolo di presidente della Camera non può sommarsi a quello di capo-partito, è una "contraddizione" di cui Fini deve "farsi carico". Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, polemizza con Fini, gli rimprovera di avere prodotto un "vulnus di notevoli proporzioni" con le posizioni assunte sulla legge elettorale e lo invita a "non dare lezioni". "Per quello che riguarda il presente e il futuro, nel momento in cui il presidente Fini dichiara che il Pdl è finito e dà vita a Futuro e libertà, che ha già il suo gruppo parlamentare, è evidente che, se non ci troviamo di fronte a un nuovo partito, poco ci manca. Per quello che riguarda il futuro, bisogna capire e verificare il più rapidamente possibile se ci troviamo di fronte a una linea fondata sulla contrattazione politica, oppure sull’intenzione di logorare fino allo sfinimento il governo Berlusconi. Il presidente della Camera deve essere per definizione al di sopra delle parti anche per gli enormi poteri istituzionali di cui individualmente gode. Nessuno può contestare che oggi il presidente Fini è in a prima linea nello scontro politico: ha fondato un nuovo gruppo parlamentare e ha creato le premesse per la nascita di un nuovo soggetto politico. Fra i due ruoli c’è una contraddizione evidente della quale egli stesso si deve far carico".

La risposta di Berlusconi ad Atreju Il presidente del Consiglio risponderà a Fini chiudendo la festa di Atreju 2010, domenica 12 settembre alle 11 al Parco del Celio a Roma. Sarà intervistato, come da tradizione, dal ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, incontrerà i ragazzi e risponderà alle loro domande. Il premier doveva aprire la festa di Atreju mercoledì 8 alle 18 ma "per quel giorno - ha spiegato il ministro - è previsto uno dei peggiori nubifragi degli ultimi anni. Sarà la prima uscita pubblica di Berlusconi dopo le vacanze saranno raccontate le sfide che il governo si propone. Il premier risponderà inoltre al discorso pronunciato ieri dal presidente Fini a Mirabello".

Il ministro ha precisato che "anche il presidente della Camera, come ogni anno, era stato invitato alla festa di Atreju, ma non è stato possibile incastrare la sua presenza con i suoi impegni".

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