Politica

Il governo ha deciso: pronti a far partire i caccia

Roma«L’Italia farà la sua parte». Basi militari, mezzi e uomini. Non solo. Anche attacchi a radar e contraerea se sarà il caso.
Questo in sintesi il commento del ministro degli Esteri Franco Frattini dopo l’annuncio della risoluzione presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nella quale si sancisce la «no fly zone» sulla Libia. E sarà una «parte» attiva. C’è da scommetterlo. La riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, convocata ieri pomeriggio alle 14, ha preso atto della risoluzione n.1973 dell’Onu aderendovi pienamente. Quello di Palazzo Chigi è stato un Consiglio dei ministri «lampo». In poco più di mezz’ora è stata ratificata l’adesione italiana alla decisione Onu e rinviata subito alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. «Ogni decisione - ha assicurato il premier durante la riunione di Palazzo Chigi - viene adottata in accordo con il Presidente della Repubblica e sarà costantemente informato anche il Parlamento». Dove l’adesione è stata votata praticamente all’unanimità. Ad astenersi soltanto i rappresentanti di Lega e Italia dei Valori. Ed è stato lo stesso Bossi a spiegare la decisione del suo partito. «La Lega - ha detto il ministro per le Riforme del federalismo - sposa in pieno la posizione già assunta dalla Germania all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Ovvero l’astensione. A far rumore è stata ovviamente la presa di posizione dei leghisti. Il distinguo a un consenso così ampio da comprendere anche le forze di centrosinistra e del terzo polo lascia perplessi soprattutto i nemici giurati di questo governo. A iniziare da Italo Bocchino (Fli) che non solo sottolinea la singolare posizione della Lega ma chiede anche l’impossibile (per un Paese, com’è il nostro, confinante con la Libia) e cioè che sia proprio l’Italia a guidare la missione «no fly zone» imposta dall’Onu. L’Alleanza Atlantica, intanto, accelera i suoi piani di difesa ma esclude, per il momento, qualsiasi tipo di azione. Soprattutto sul terreno. È questa la posizione emersa dopo la riunione di ieri a Parigi. Gli ambasciatori che hanno partecipato al meeting si sono trovati d’accordo esclusivamente sull’appoggio a un’operazione umanitaria. Sempre a Parigi è in calendario per oggi un vertice che vedrà riuniti esponenti della Lega Araba, dell’Unione Africana e dell’Unione Europea. All’incontro parteciperanno anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro Frattini. «Questo appuntamento - spiega il responsabile della Farnesina - servirà a far coagulare un consenso internazionale intorno alla risoluzione dell’Onu». Frattini non esclude, quindi, un’attiva partecipazione del nostro Paese che sicuramente «metterà a disposizione le proprie basi». In questo modo viene respinto al mittente il timore espresso dal vice-ministro degli Esteri libico, Khakled Kaaim che, all’annuncio della risoluzione Onu, aveva così commentato: «Speriamo che l’Italia si tenga fuori da questa iniziativa». È invece «indispensabile» un ruolo attivo dell’Italia «per la protezione dei civili e delle aree sotto pericolo di attacco». Tra i primi provvedimenti che il nostro governo ha preso c’è appunto la messa a disposizione degli alleati di alcune basi militari (come Sigonella, Gioia del Colle, Trapani e Aviano) e la chiusura della nostra ambasciata a Tripoli. «Le nostre basi - ha spiegato il ministro La Russa - sono a disposizione nell’eventualità che serva intervenire a salvaguardia delle popolazioni civili: vuol dire che la nostra aeronautica è a disposizione per evitare che le popolazioni civili subiscano bombardamenti. Autorizzeremo ogni iniziativa, anche di tipo militare, a questo fine».


La Farnesina, inoltre, esprime forti riserve sulla tenuta del «cessate il fuoco» annunciato da Tripoli e assicura che «il Trattato Italia-Libia è automaticamente sospeso di diritto».

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